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Violenze al “don Uva” di Foggia: gli indagati cercavano su Google istruzioni per neutralizzare telecamere e microfoni

Hanno cercato di rendere inutilizzabili telecamere e microfoni, posizionati dai carabinieri nei corridoi e nelle stanze della struttura sanitaria, e in alcuni casi ci sono anche riusciti, per rendere impossibile l'accertamento dei reati commessi nei confronti dei 25 pazienti, tutte donne, con gravi deficit psicofisici. Lo avevo fatto seguendo le istruzioni su Google e, in…

Hanno cercato di rendere inutilizzabili telecamere e microfoni, posizionati dai carabinieri nei corridoi e nelle stanze della struttura sanitaria, e in alcuni casi ci sono anche riusciti, per rendere impossibile l’accertamento dei reati commessi nei confronti dei 25 pazienti, tutte donne, con gravi deficit psicofisici.

Lo avevo fatto seguendo le istruzioni su Google e, in alcuni casi, dotandosi di strumenti idonei al rilevamento delle microspie.

Ma le istruzioni per l’uso andavano anche sull’utilizzo di un mestolo per picchiare i pazienti senza lasciare tracce visibili.

Sono solo alcuni dei particolari resi moti, questa mattina, nel corso della conferenza stampa alla presenza del procuratore capo di Foggia, Ludovico Vaccaro, del comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Michele Miulli, del tenente colonnello Eduardo Campora, comandante Gruppo Tutela Salute di Napoli, e del pm, Silvio Guarriello, che ha condotto l’inchiesta, capace – nonostante le difficoltà investigative – di ricostruire uno scenario agghiacciante, come viene evidenziato dalla Gip, Marialuisa Bencivenga, che ha accolto le richieste della Procura e firmato i provvedimenti cautelari a carico di 30 operatori sociosanitari (infermieri e Oss), educatori e ausiliari dell’ex istituito ortofrenico della struttura riabilitativa “Opera don Uva” di Foggia.

Agli arrestati, oltre alla violenza e al sequestro di persona, vengono contestati anche due episodi di violenza sessuale, lesivi della dignità dei pazienti, costretti in un caso a subire palpeggiamenti in parti intime del corpo, e in un altro a consumare un rapporto sessuale alla presenza degli operatori della struttura sanitaria.

Dalla proprietà della struttura sanitaria foggiana fanno sapere che c’è sempre stata massima collaborazione con la Procura per l’accertamento dei reati contestati, mentre sarebbero in corso approfondimenti della magistratura su eventuali conoscenze e omessa vigilanza della dirigenza amministrativa dei fatti oggetto dell’indagine

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