Il progetto risale alla fine del primo decennio del secolo, quando fu approvato dal governo Berlusconi IV, mentre l’avvio dei lavori per la tratta ferroviaria ad alta velocità/alta capacità Napoli–Bari fu benedetto dal governo Renzi nel 2015 con il nulla osta dell’allora ministro per le infrastrutture Graziano Delrio. In otto anni non sono mancati stop and go per un’opera strategica per tutto il Mezzogiorno e soprattutto per un’area, quella che unisce i Monti Dauni all’Irpinia, a rischio spopolamento. E sono proprio lì i problemi nei cantieri, in quei chilometri che da Foggia passano per gli Appennini prima di giungere alla stazione di Afragola, alle porte del capoluogo campano, in cui sono state costruite ben nove gallerie che consentiranno un viaggio quasi interamente sottoterra.
Ieri l’altro, nella notte della prima nevicata della stagione, intanto, sono state finalmente sbloccate le procedure per trasportare le due talpe, di costruzione cinese, bloccate da un anno nel porto di Barletta a causa delle difficoltà proprio del trasporto e che serviranno per perforare gli ultimi diaframmi di montagna. Il primo convoglio, partito dallo scalo marittimo, ha percorso, scortato dalla Polstrada la tratta autostradale, chiusa per l’occasione con il traffico automobilistico dirottato sulla statale 90, e giunto ad Ariano Irpino–Apice, mentre la prossima settimana sarà la volta della seconda testa per la fresa.
Con l’arrivo dei pezzi mancanti, quindi, possono riprendere i lavori per la costruzione dell’opera e il suo completamento, previsto nel 2006 dal capitolato d’appalto, ma che da Confidustria Avellino fanno sapere «non sarà pronto per entrare in funzione prima della fine del decennio». Un ritardo dovuto alla congiuntura storico economica. Infatti, prima la pandemia con i lockdown forzati, poi la crisi economica e soprattutto il rincaro delle materie prime han fatto sì che ci fosse un rallentamento nei lavori. Lavori che, però, beneficiano anche di fondi del Pnrr e quindi secondo sempre le stime degli imprenditori locali potrebbero completarsi con un ritardo non abissale.
Sarà un’opera che cambierà drasticamente la logistica dei trasporti con una linea ultramoderna di 121 chilometri che bypasserà l’ingresso nella stazione di Foggia, attraverso la bretella ferroviaria e con l’entrata in funzione della seconda stazione del capoluogo daunio, a quattro chilometri sulla direttrice ovest a ridosso di via Bari, darà la possibilità di abbattere i tempi di percorrenza tra le due capitali del Mezzogiorno: Bari e Napoli.