(Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova) – “L’imputato Messina Denaro Matteo ha rinunciato a presenziare all’udienza”. Sono le 10.43 quando il cancelliere del carcere di massima sicurezza dell’Aquila scandisce, collegato in videoconferenza con l’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta, lentamente, queste parole. La sedia preparata per il boss mafioso, arrestato lunedì mattina, dopo 30 anni di latitanza, rimane vuota. Il boss non partecipa all’udienza del processo che lo vede imputato come mandante delle stragi mafiose del 1992, perché impegnato nella seduta di chemioterapia saltata nel momento della cattura. In primo grado Messina Denaro era stato condannato all’ergastolo. L’udienza prosegue, ma solo per pochi minuti. Perché l’avvocato d’ufficio del boss, Salvatore Baglio, prende la parola per annunciare subito di essere stato delegato dal legale di fiducia di Messina Denaro, l’avvocata Lorenza Guttadauro, nipote del boss, a rappresentarla. E per chiedere la concessione di un termine a difesa rappresentando che la notifica dell’ordinanza cautelare all’imputato e la contestuale nomina dell’avvocato di fiducia è avvenuta solo oggi. Richiesta accolta dalla Presidente della Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta, Maria Carmela Giannazzo, che rinvia il processo al prossimo 9 marzo. In quella data, con ogni probabilità, Messina Denaro, si potrebbe presentare, sempre in videoconferenza, dal carcere in cui è detenuto.
“Il rinvio dell’udienza di oggi era prevedibile fino a un certo punto, perché l’imputato avrebbe potuto anche presenziare, ma presumo che la situazione legata al suo stato di salute e alle cure che si stanno prestando all’imputato lo abbiano determinato a questa scelta”, dice a caldo all’Adnkronos, pochi istanti dopo la fine dell’udienza, il Procuratore generale facente funzione Antonino Patti, che rappresenta l’accusa insieme con il giovane sostituto procuratore generale Gaetano Bono, arrivato da poco dalla Procura di Siracusa e subito applicato in uno dei processi più importanti. “Matteo Messina Denaro è depositario di conoscenze che ancora i collaboratori palermitani, per quanto autorevoli e o credibili, non hanno versato alla giustizia perché il loro rapporto con Riina era meno intenso. Quindi, ci aspettiamo che possa dare un contributo”, aggiunge poi Patti.
Alla domanda se ritiene possibile una eventuale collaborazione del boss il magistrato replica: “Nessuno di noi può sapere cosa passi per la mente di Matteo Messina Denaro. Se volesse assumere un atteggiamento collaborativo, certamente sarebbe in grado di squarciare veli sulla stagione stragista, perché depositario di conoscenze inedite e mai riferite da altri collaboratori”. Aggiungendo subito dopo: “C’è l’auspicio che Messina Denaro possa dare un contributo e possa collaborare ma nessuno può sondare cosa passa nella sua mente…”.
Poi, però, il Procuratore generale mette in dubbio il potere, nell’ultimo periodo, del capo di Cosa nostra: “Cosa cambierà adesso all’interno di Cosa nostra non saprei dirlo. Sicuramente non bisogna abbassare la guardia perché ritengo che negli ultimi tempi Messina Denaro, sicuramente anche fiaccato dalla malattia, potrebbe avere un po’ abbandonato il campo”. Poi dice: “Il livello di conoscenza di Messina Denaro per il rapporto stretto con Riina era probabilmente superiore a tutto quello che ci hanno raccontato i collaboratori fino ad oggi”. “Denaro – ha continuato Patti – è uno dei mandanti delle stragi del ’92 ma anche uno di quelli che già nella fase iniziale aveva messo mano a questo progetto, con la missione romana del ’92 dove addirittura è protagonista materiale di quella missione insieme a Graviano e agli altri”.
“Il momento dell’arresto – ha proseguito Patti – è un momento che abbiamo accolto con soddisfazione. È il coronamento di sforzi che l’autorità giudiziaria palermitana e le forze dell’ordine hanno per decenni dedicato e le circostanze dell’arresto possono sembrare banali, ma dietro c’è un lavoro e una professionalità che secondo me non devono essere minimamente messe in discussione con discorsi dietrologici che lasciano il tempo che trovano”. E sulla sua presenza alla prossima udienza, il magistrato aggiunge: “Sarebbe sicuramente ben gradita la sua presenza, soprattutto se fosse una presenza non muta, ma parlante. Questo è l’auspicio che molti degli addetti ai lavori fanno, pero’ sono discorsi, ora come ora, da bar. Stiamo vivendo questo momento con soddisfazione perché a parte la botta nei confronti dell’organizzazione mafiosa e cio’ che l’arresto di Messina Denaro significa, c’e’ anche l’auspicio che questa persona possa dare un contributo, possa collaborare anche se nessuno, in questo momento può sapere cosa passi dalla mente di Messina Denaro”.
E il sostituto procuratore generale Gaetano Bono spiega: “La coincidenza ha voluto che Matteo Messina Denaro venisse arrestato mentre è ancora in corso il processo a Caltanissetta sulle stragi di Capaci e di Via D’Amelio e, per la prima volta in 30 anni, la giustizia italiana ha la possibilità di processarlo in presenza e verificare se e come intenderà difendersi dalle accuse a suo carico. Il fatto che oggi non sia comparso non esclude che possa intervenire alle prossime udienze e offrire al giudizio della Corte la propria versione dei fatti o, magari, fare luce sulle tantissime ombre che ancora aleggiano sulla stagione delle stragi e sui depistaggi e le trattative che ne sono seguiti”, conclude Bono. Mentre sulle polemiche degli ultimi giorni, sulla possibilità di una ‘trattativa’ per la resa del boss, dice: “Stiamo assistendo a un profluvio di ipotesi più o meno suggestive sul come si sia arrivati all’arresto di Matteo Messina Denaro e c’è chi parla, non si sa sulla base di quali elementi, di indicibili trattative”.
“Senza entrare nel merito delle congetture e ferma restando la necessità di indagare a tutti i livelli su coloro che hanno reso possibile un’incredibile latitanza trentennale, vorrei limitarmi a ricordare che negli ultimi anni la magistratura e la polizia giudiziaria hanno via via fatto terra bruciata attorno a Messina Denaro e non si sarebbe mai arrivati al suo arresto senza la tenacia degli uomini e delle donne dello Stato, cui va il mio più grato plauso, che hanno dedicato le proprie energie e professionalità nel contrasto alla mafia”.
Per ora è tutto rinviato al prossimo 9 marzo, quando la difesa farà il suo intervento dopo la requisitoria del Procuratore generale Patti. Che alla fine della requisitoria ha chiesto la conferma dell’ergastolo: “L’accusa che si muove a Matteo Messina Denaro è di avere deliberato, insieme ad altri mafiosi regionali, che rivestivano uguale carica, le stragi. Quindi ci occupiamo di un mandante, non di un esecutore”. Per poi aggiungere: “Chi è Matteo Messina Denaro? E’ certamente un mafioso. Ha quattro condanne per 416bis, riferite a tempi diversi. E’ certamente un assassino perché dal casellario giudiziale mi risulta essere stato condannato per sette stragi e una ventina di omicidi”. Il 9 marzo Messina Denaro apparirà in videoconferenza