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Terzo mandato, patto bipartisan tra governatori: “sì” all’abolizione del limite delle due legislature

Dopo la Puglia spunta un nuovo salva-legislatura fra le Regioni italiane. Ad adottarlo in gran segreto stavolta è stato il Consiglio regionale dell’Emilia Romagna. Un blitz sul modello pugliese, approvato sotto Natale con una modifica alla legge di bilancio, che allungherà la vita del Consiglio regionale emiliano nel caso in cui il governatore Stefano Bonaccini…

Dopo la Puglia spunta un nuovo salva-legislatura fra le Regioni italiane. Ad adottarlo in gran segreto stavolta è stato il Consiglio regionale dell’Emilia Romagna. Un blitz sul modello pugliese, approvato sotto Natale con una modifica alla legge di bilancio, che allungherà la vita del Consiglio regionale emiliano nel caso in cui il governatore Stefano Bonaccini si dimettesse anticipatamente per correre alle Europee nel 2024.

Il cavillo consentirà al numero due di Bonaccini, Irene Priolo, indicata al posto di Ely Schlein, di “rianimare” l’assemblea regionale dallo scioglimento previsto in caso di abbandono anticipato del presidente in carica. Priolo potrà continuare a reggere le sorti dell’Emilia Romagna dai nove ai dodici mesi assicurando lo scranno agli eletti e, ovviamente, i ricchi stipendi mensili. La norma, in particolare, stravolge le regole elettorali e fissa la finestra per tenere le elezioni nel periodo fra il 15 aprile e il 15 giugno affidando pieni poteri alla Priolo. E chi è la Priolo, guarda caso la moglie di Andrea De Maria, parlamentare e pezzo da novanta del Pd di Bologna che, strano a dirsi, ha scelto di appoggiare al congresso Pd la corsa di Bonaccini. Nel caso emiliano, tuttavia, non ci sono scontenti, come in Puglia dove il sindaco Decaro s’è visto scompaginare da un giorno all’altro i piani di election day nel 2024 con la chiusura dell’esperienza al comune di Bari e la promessa di una corsa a stretto giro alle regionali. Sogni saltati a causa del salva legislatura che ha incrinato i rapporti fra il presidente Anci e il governatore pugliese da molti indicato come l’ispiratore del “barbatrucco” per allungare la legislatura. Gli effetti pratici del dissidio si sono materializzati nelle scorse settimane. Decaro, per esempio, sta minacciando a più riprese di volersi candidare alle Europee, stessa scelta di Emiliano, senza chiarire se resta in piedi l’opzione di correre anche per le regionali nel 2025 e, nel caso, la scelta fra i due ruoli ovviamente in caso di elezioni. Così come Emiliano punta a consolidare l’asse con i Cinque Stelle e il leader Conte mentre Decaro resta in silenzio, condizionato dal suo rapporto con Matteo Renzi e il Terzo Polo. Divergenze di vedute che mettono un’ipoteca non di poco conto sulla costruzione della coalizione di centrosinistra alle regionali del 2025 con lo scenario tutt’altro che remoto di una scissione. Emiliano, le civiche e i grillini da una parte, Decaro, Terzo Polo e civiche decariane dall’altro.

A complicare il quadro c’è poi il terzo mandato del presidente Emiliano. A settembre scorso lo stesso Emiliano lo escluse a priori “promuovendo” Decaro a suo successore. Ma da qualche giorno quella scelta sembra di nuovo in discussione. A livello nazionale, infatti, si starebbe creando una convergenza di interessi fra i governatori con doppio mandato a caccia del terzo, e fra questi Bonaccini, De Luca, Toti e Zaia giunto addirittura al terzo con la voglia del quarto. Un gruppo di pressione che potrebbe spingere per la modifica della legge nazionale in materia spianando la strada a una ulteriore candidatura nelle rispettive regioni. Sarà così? La risposta è attesa nei prossimi giorni.

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