C’è un angolo nel mondo dove la cucina pugliese trionfa con i suoi sapori di sempre. C’è un appartamento dove ci sono due grandi forni, due frigoriferi, due giganteschi freezer, una spaziosa cantina ed enormi dispense. Una casa da dove, ogni giorno, si propagano profumi irresistibili; basta solo guardare le foto e si avverte la classica “acquolina in bocca”: per i buongustai impossibile resistere. Siamo in Svizzera, a Zurigo per la precisione, a casa della cuoca Giovanna Turchetta. Nata a Bari nel dicembre del ‘70 ha vissuto in Puglia fino ai 28 anni e poi, colpita dalla freccia di “Cupido” si è trasferita con il suo bel Walter nella città elvetica, tra laghi, fiumi e parchi verdeggianti. Cosa inventarsi lì, in una delle città più vivibili al mondo, per essere indipendente e capace di realizzarsi professionalmente? Per Giovanna è stato facile: mettersi ai fornelli, la sua grande passione ereditata dalla nonna.
È andata così?
«Mi sono trasferita a Wallisellen, un comune limitrofo alla città di Zurigo, nel 1998, dopo essermi diplomata alla scuola “Progettista d’interni”, a Bari. Ho seguito il mio attuale marito e per lui, in sei mesi, ho imparato la lingua tedesca».
E a proposito di lingua e palato, dall’amore per il suo Walter, di madre tedesca e padre pugliese, si è arrivati alle rinomate cene in casa. Niente più ambizioni da progettista-designer quindi ma, con il grembiule alla mano, si è lanciata nel mondo culinario.
«Si, ho iniziato a preparare cene in casa per amici, invitando otto, nove persone il che, da queste parti, è davvero una rarità; l’usanza prevede un massimo di due, quattro persone a volta. Anzi, la tradizione è cenare fuori, nei ristoranti, perché la maggior parte delle donne durante il giorno lavora e non ci sono né tempo né voglia di apparecchiare, preparare e sfornare prelibatezze. Così la mia ospitalità ha raggiunto in un batter d’occhio anche serate con venti amici».
Superfluo dire che quelle focacce alla barese preparate dalla Turchetta durante le cene dei weekend son diventate famose in breve tempo in tutto il paese e la fama di Giovanna, oggi più che mai, precede il suo nome. Orecchiette con i pomodorini e ricotta marzotica, involtini al sugo, lasagne, panzerotti sono un vero invito a nozze e infatti a Giovanna sono arrivate, in men che non si dica, richieste vere e proprie di catering per matrimoni e ricevimenti di tutti i tipi; dalle feste per la raggiunta pensione agli anniversari d’amore. «Il passaggio dal cucinare per diletto all’impegno lavorativo è scattato quando una mia amica, nel 2007, mi chiese di organizzare una festa con quasi ottanta persone. Una sfida per me. Preparai tutto da sola, piatti tipici pugliesi ma anche ricette prettamente svizzere. Un successo e da allora è iniziata la mia faticosa ma soddisfacente avventura culinaria».
Una carriera “profumata”, senza sosta, a ritmo anche di dolci e gelati.
Si è dedicata anche a corsi di cucina?
«Certo, dal 2007 al 2015 ho tenuto lezioni per adulti; i corsi si svolgevano nelle cucine situate negli istituti di scuola media, lì dove tutti i ragazzi una volta alla settimana imparano a cavarsela tra i fornelli. Preparavo per un massimo di 16 persone e i posti erano sempre esauriti. Trenta corsi nell’arco di otto anni». La cucina di Giovanna, a conferma della sua bravura e della genuinità dei prodotti pugliesi, è ormai nota tra i tanti comuni limitrofi, da Dubendorf a Zollikon. Fa la spesa, cucina e porta, con una grande macchina, i vassoi lì dove fa “catering”.
Una domanda nasce spontanea: Come condisce i piatti tipici pugliesi senza avere sotto mano la materia prima?
«Torno spesso nella mia amata Bari con mio marito e i miei due figli e naturalmente le prime cose di cui faccio rifornimento sono l’olio extravergine d’oliva e poi taralli e verdure varie. Purtroppo, a Zurigo, ci sono per esempio alcuni piatti proibiti come le fave e cicorie, impossibili da preparare perché mancano i prodotti necessari e non riesco a portarli in Svizzera. In cambio preparo, oltre alle orecchiette alle cime di rape, anche specialità locali come i “maccheroni dell’alpigiano” con cipolle fritte e formaggi, un piatto tipico di queste zone».
E siccome la cucina è soprattutto cultura dello stare bene insieme, la cuoca Turchetta, insieme ad un team di sei donne, è anche alle prese con la “Big tisch” (la tavolata), un progetto ecumenico; in una sala del paese infatti, ogni mercoledì del mese, le culture delle due chiese, la cattolica e la riformista, si ritrovano a tavola per un pranzo all’insegna della cucina di Giovanna. Dieci franchi a testa (dieci euro) e si gustano focacce, risotti, pasta al forno e così via, in un viaggio gastronomico che, in questa occasione, tocca tutte le belle terre dell’Italia. Turchetta è su Instagram con “la-cucina-di-gio”.