«Il Pd è passato dall’internazionale socialista al federalismo degli staterelli. Questo congresso è l’ultima opportunità per dare un futuro al partito e non lasciare la sinistra al Movimento Cinque Stelle». Sergio Blasi è stato segretario regionale in Puglia del partito nato dalla fusione tra Democratici di Sinistra e Margherita. Ex sindaco di Melpignano e consigliere regionale, per diversi anni ha scelto di rimanere distante dalla politica. La candidatura di Elly Schlein alla segreteria nazionale l’ha convinto a rimettersi in gioco.
Sergio Blasi, cosa ha fatto perdere le elezioni politiche al centrosinistra?
«Le persone che stanno peggio, che sono più in difficoltà, non sono andate a votare. È questo il punto da cui partire. È l’astensionismo più significativo della storia della Repubblica. Una sinistra che non si interroga su questo sbaglia in partenza».
Poi, però, c’è anche la sconfitta dentro le cabine elettorali.
«Il Pd ha perso sei milioni di voti dal 2008. È un declino che è iniziato da tempo. Nonostante questo ha governato a lungo, trasformandosi in un partito fortissimo nel palazzo ma debolissimo nella società. È questa la sconfitta più grave, ancor prima di quella elettorale».
Elly Schlein può cambiare le cose?
«Lei ha avuto la capacità di portare al centro i temi che sono nella società, soprattutto tra i giovani. Quelli veri, su cui si interroga l’intero pianeta, a partire dalla questione climatica che è anche economica e sociale. Non solo ha la forza per sovvertire un pronostico ma rappresenta un vero e proprio shock dentro il partito. È questo che serve a tutta la sinistra. Nell’incontro di ieri a Lecce ho visto lo stesso clima del 2005, quando in Puglia si tennero le primarie tra Vendola e Boccia».
In cosa è diversa da Bonaccini?
«L’approccio all’autonomia differenziata è molto significativo. Il presidente della Regione Emilia Romagna si era accodato a Lombardia e Veneto nel richiedere di trattenere maggiori risorse sul territorio. Si tratta di una riforma che arricchisce chi ha di più a danno del Sud. Su questo punto Elly Schlein».
Che della giunta dell’Emilia Romagna, però, ha fatto parte.
«Dal 2020. Il pre-accordo con l’allora presidente del Consiglio Gentiloni risale a febbraio 2018. Su questo lei è stata sempre molto chiara. Non si può passare dall’internazionale socialista agli staterelli federalisti. E poi basta con il mito dei territori e dei bravi sindaci».
Non rappresentano una risorsa importante per il Pd?
«Certo, ma ci sono gli amministratori bravi e quelli di scarsa qualità. Non è la stessa cosa governare un comune e delineare una visione di paese. Sono due mestieri diversi».
In campo c’è anche la candidatura di Gianni Cuperlo.
«Provo grande stima nei suoi confronti, rappresenta un pezzo di storia del Pd. Spero che dopo il congresso lavorerà insieme a Elly Schlein dentro il partito».
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Di Flavia Di Maio24 Novembre 2024