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Juve, Allegri e la bocciatura del ‘corto muso’

(Adnkronos) - La Juve crolla a Napoli e con i bianconeri si sbriciola in una serata la filosofia del 'corto muso' associata a Massimiliano Allegri. La giornata disastrosa della Vecchia Signora, demolita dal Napoli di Luciano Spalletti, segna il ritorno alla realtà per la squadra e per l'allenatore dopo il filotto di 8 vittorie consecutive…

(Adnkronos) – La Juve crolla a Napoli e con i bianconeri si sbriciola in una serata la filosofia del ‘corto muso’ associata a Massimiliano Allegri. La giornata disastrosa della Vecchia Signora, demolita dal Napoli di Luciano Spalletti, segna il ritorno alla realtà per la squadra e per l’allenatore dopo il filotto di 8 vittorie consecutive senza subire gol. 

Due mesi di successi – spesso risicati – griffati dalla concretezza portata all’estremo hanno illuso sulla solidità e sulla competitività di un progetto che, al primo vero esame del 2023, ha mostrato tutte le sue lacune tra panchina e campo. A Napoli si è vista la solita Juventus osservata più volte nei 18 mesi dell’Allegri 2.0. Approccio soft senza aggredire la partita, atteggiamento rinunciatario di default, palla e campo ceduti agli avversari in attesa di colpire quando possibile e di sfruttare un episodio ‘eventuale’. Il copione, con qualche variazione sul tema, si è rivelato utile e produttivo tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023. 

La Juve ha anche provato il brivido di vincere il primo scontro diretto dell’era Allegri 2 battendo l’Inter, ha risalito la classifica e si è insediata in zona Champions nonostante una rosa azzoppata da pesanti assenze ‘eterne’. Ha fatto bottino pieno senza rubare l’occhio contro Cremonese e Udinese, superando avversari che sono usciti dal campo quasi sempre con qualche rimpianto. 

Al primo esame vero, contro il Napoli che propone calcio e ha un’identità consolidata, la Juve è evaporata e la ricetta di Allegri, improvvisamente, ha mostrato tutta la sua inadeguatezza. Si è rivisto il gap, già osservato contro Benfica e Psg in Champions League, tra chi crea calcio – e a volte spettacolo – e chi, spesso, non sa cosa fare con il pallone tra i piedi. Senza il conforto del risultato, semplicemente la Juventus di Allegri – la rosa più costosa della Serie A affidata all’allenatore più pagato – diventa inguardabile per lunghi tratti della partita. Nell’era del calcio-entertainment, è ancora giustificabile un top club incapace di proporre un ‘prodotto’ accattivante a prescindere dal tabellino finale? Nel 2023 è ancora opportuno puntare su un approccio riassumibile con la celeberrima formula del ‘corto muso’? Il risultato ovviamente condiziona il dibattito, sposta umori ed equilibri. 

Alla fine, le valutazioni – in particolare alla Juve che ha appena chiuso l’era Andrea Agnelli – saranno condizionate anche da altri fattori. Allegri ha un contratto per altre 2 stagioni piene ed è al momento una figura centrale e l’unico elemento stabile di un club che vive un momento particolare, tra inchieste e avvicendamenti in società. Il bilancio in profondo rosso non autorizza voli pindarici o rivoluzioni. Il muso, pare di capire, resterà corto. 

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