(Adnkronos) – Il titolo del World Economic Forum a Davos di quest’anno è più significativo rispetto a tante altre edizioni: “La cooperazione in un mondo frammentato”. Gli ultimi due anni hanno messo in discussione la cooperazione, intesa come approccio multilaterale, e frammentato il mondo, nella sua accezione di dimensione globalizzata. La guerra in Ucraina, e i movimenti che l’hanno preparata, hanno reso l’appuntamento sulle montagne svizzere qualcosa di profondamente diverso rispetto a quello che è stato fino al 2019. Perché oggi il mondo è profondamente cambiato e perché anche il mondo del business ha dovuto prendere le misure con i conflitti, con le divisioni, con le contrapposizioni. Dal 16 a al 20 gennaio il tentativo sarà quello di recuperare almeno in parte il senso di un summit globale.
Il primo dato su cui riflettere è quello delle assenze. La Russia di Putin è sotto sanzioni e non è stata ovviamente invitata, non è previsto un intervento, come invece è avvenuto lo scorso anno, del leader cinese Xi Jinping; non ci sarà neanche il presidente americano Joe Biden. I grandi del mondo sono più lontani, con l’Occidente che ha perso terreno e le conseguenze della guerra in Ucraina che hanno fatto il resto, anche guardando al controverso rapporto sull’asse Mosca-Pechino.
Guardando indietro, alle ultime due edizioni del Forum, si rintracciano a posteriori i segnali evidenti di quello che sarebbe successo poi. All’inizio del 2021, Vladimir Putin nella sua ultima apparizione a Davos, teneva un intervento che aveva un titolo che oggi suona come un avvertimento sottovalutato, inascoltato: “L’amore è impossibile, se è dichiarato solo da una parte. Deve essere reciproco”. Il presidente russo aveva anche fatto un preciso riferimento storico, accostando le posizioni distanti contemporanee a quelle degli anni Trenta. Un anno dopo, all’inizio del 2022, un altro messaggio importante, a un mese dall’invasione russa dell’Ucraina, arrivava da Xi Jinping, con parole che invitavano a trovare il modo per rafforzare una cooperazione che si stava incrinando e un multilateralismo già in crisi.
Tenere insieme tutti i grandi della terra, mischiando la leadership politica a quella economica, era la chiave del successo di Davos. Oggi, la politica è sotto rappresentata e l’economia si interroga rispetto a riferimenti che non riesce più a trovare. Alla vigilia della nuova edizione del World Economic Forum viene da chiedersi quanto sia ancora possibile recuperare terreno, sia sul fronte del multilateralismo sia sul fronte della cooperazione. E anche, inevitabilmente, quanto senso abbia ancora il grande ritrovo di Davos. (di Fabio Insenga)