Terminano le vacanze di Natale e, così come accade con quelle estive, nei borghi e nelle città lucane si svuotano le case, le strade, i paesi interi. La Basilicata torna a fare i conti con lo spopolamento che, numeri alla mano, si conferma anche per il 2022 la vera calamità del territorio.
I dati Svimez nel Rapporto Sud parlano di oltre 2000 giovani, la metà dei quali laureata, che hanno fatto la valigia. Negli ultimi 20 anni i giovani che hanno lasciato la Basilicata sono circa 40mila. «È come se fossero scomparsi insieme il terzo e quarto comune della nostra regione». A dirlo è il vice sindaco di Ferrandina (Mt), Angelo Zizzamia, che in una nota commenta i dati che emergono dal rapporto Svimez: «Moltissimi giovani e meno giovani, figli delle comunità lucane, che, dopo aver trascorso le festività natalizie con i propri affetti, ripartono verso i luoghi di studio e lavoro portando con sé le proprie capacità, il proprio coraggio, più venalmente i propri soldi e, al tempo stesso, un carico di tristezza, perché non c’è possibilità di restare laddove si hanno le proprie radici». Zizzamia si interroga sul futuro di crescita da immaginarsi per la Basilicata, senza i suoi giovani. Difficile farlo, a suo dire: «È una questione anche democratica. Lo spopolamento incide sul mantenimento dei servizi essenziali, a partire da scuola e sanità». E se i lucani nel nord Italia e all’estero sono un «valore aggiunto», la terra d’origine perde invece «occasioni e opportunità per il nostro tessuto socio economico che si impoverisce sempre più». Per il vice sindaco ferrandinese considerare «ineluttabile» questo andamento delle cose è impensabile e guarda alle opportunità di sviluppo potenzialmente a portata di mano: «Una importante occasione può esserci data dallo sfruttamento appieno degli investimenti e dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) come opportunità di sviluppo coerente con le specificità del proprio contesto economico e sociale per invertire questa tendenza e frenare questa emorragia -dichiara -. Dalla sanità al digitale, dalla Zes jonica alla transizione ecologica, sono tanti gli ambiti in cui questa Regione può operare affinché ci siano reali e concrete ricadute e fermare la piaga dello spopolamento». Non ci si può rassegnare a questa «normalità», né pensare che per le regioni meridionali «l’unico futuro possa essere incentrato sull’assistenza e dove è assente una idea di crescita e di sviluppo», aggiunge Zizzamia, che conclude: «Lo spopolamento si aggredisce, qui come altrove, con l’ offerta di lavoro e la prospettiva della crescita sociale ed economica».
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Di Redazione23 Novembre 2024