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San Severo, un villaggio dell’accoglienza nell’ex mattatoio per combattere il caporalato

Il Piano di azione per l'eliminazione degli insediamenti informali e contro il caporalato del Comune di San Severo, finanziato dal Pnrr, è realtà. Ieri il sindaco Francesco Miglio insieme alla sua giunta e alla maggioranza ha presentato il piano alla città, alle organizzazioni datoriali, all’Asl e alla consulta delle associazioni. Per la Regione Puglia erano…

Il Piano di azione per l’eliminazione degli insediamenti informali e contro il caporalato del Comune di San Severo, finanziato dal Pnrr, è realtà. Ieri il sindaco Francesco Miglio insieme alla sua giunta e alla maggioranza ha presentato il piano alla città, alle organizzazioni datoriali, all’Asl e alla consulta delle associazioni. Per la Regione Puglia erano presenti l’assessora al Welfare Rosa Barone e in remoto Antonio Tommasi, direttore del Dipartimento di antimafia sociale. Questa mattina invece il piano sarà depositato al Ministero del Lavoro.

Il piano, come ha spiegato il sindaco della città dei campanili, si muove su tre direttrici: l’abitare, il trasporto e la qualificazione del lavoro. 

«Siamo convinti che il piano troverà gradimento e apprezzamento in Ministero grazie anche alla collaborazione del dipartimento di architettura del Politecnico di Bari nella persona del professor Francesco De Filippis», ha detto in esordio Miglio.  

«Abbiamo ripercorso l’iter di questo importante finanziamento: a maggio il decreto dell’allora ministro del Lavoro, Andrea Orlando, il 14 ottobre il Ministero ha emanato delle linee guida per impartire input e direttive ai Comuni che sono soggetti attuatori. Dopo c’è stato l’incarico di Regione Puglia al Politecnico. Arriviamo alla elaborazione del piano di azione. C’è tutto per un reale cambiamento in termini di lotta al caporalato».

Con l’esperienza pregressa con Casa Sankara l’amministrazione Miglio ha contezza del fatto che i caporali fanno leva su tre elementi: l’abitare, il trasporto e l’intermediazione di lavoro.  «Il caporale offre un tetto e un letto a chi viene a lavorare nel nostro territorio. Sappiamo tutti che offre il ghetto che presenta storture ormai note e denunciate anche sulla stampa internazionale», evidenzia il sindaco. 

Dentro il piano s’indica l’utilizzo di alcuni beni confiscati alla mafia replicando il modello già attuato al vecchio macello comunale con un finanziamento di 4,3 milioni dal Pon legalità. L’idea è quella di creare un villaggio nelle vicinanze dell’ex mattatoio. Insieme alla rifunzionalizzazione di Art Village con un assenso di massima dell’Asl Fg. Ma non solo. Il Politecnico ha anche suggerito di recuperare il patrimonio immobiliare sterminato di casolari e masserie esistente nell’agro di S. Severo. Si tratta per lo più di agglomerati colonici della ex riforma fondiaria. Alcuni sono pubblici comunali, altri privati per i quali si offrirà una locazione ventennale per dare ospitalità ai migranti. 

Seconda traccia: il trasporto. «Il caporale offre il trasporto lo porta da dove vive a dove lavora. Ebbene, tutti gli interventi sono lungo la dorsale della statale 16, oggetto di ammodernamento, che coincide col tratturo regio che sarà interessato da numerosi finanziamenti regionali. I migranti vivranno su un solo asse viario», asserisce Miglio. 

L’altro servizio offerto dai caporali è l’intermediazione occupazionale. «I migranti sono fondamentali per il comparto agricolo, molte colture a cominciare dal pomodoro si reggono in base all’impiego di queste maestranze, così per le olive e per l’uva. Ma la produzione viene trasformata in altre regioni d’Italia. Attraverso la qualificazione del lavoro si vogliono fare acquisire ai migranti e ai sanseveresi inoccupati delle competenze per la trasformazione in modo da rendere più ricca la filiera produttiva. Da questa vicinanza si può avere un processo di integrazione e inclusione».

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