Situazione drammatica all’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. Mancano posti letto, soprattutto nei reparti di Pneumologia e Medicina. E nella serata di sabato il pronto soccorso era intasato da 50 pazienti allettati: venti in codice giallo, dieci in codice rosso e venti in Osservazione breve intensiva (Obi) in attesa di essere ricoverati anche presso altre strutture dell’Asl di Lecce. La denuncia parte da Antonio Piccinno, segretario provinciale della Cisl Sanità, che ha raccolto il grido di allarme degli operatori sanitari. Ad aggravare la situazione ha contribuito sicuramente il lungo fine settimana in cui non hanno lavorato i medici di medicina generale. I pazienti bisognosi di cure sono soprattutto ultra ottantenni con pluripatologie.
Piccinno si rivolge ai vertici della politica regionale e invoca un immediato intervento affinché vengano attivati i Punti territoriali di assistenza (Pta): «Nei vecchi ospedali che sono stati dismessi come quelli di Campi Salentina, Poggiardo, Gagliano del Capo, Maglie – sottolinea il sindacalista – ci sono unità operative per l’assistenza continua, in particolare geriatrica, che non sono state attivate. Solo quelli di San Cesario e Nardò funzionano, ma non a pieno regime potendo contare solo su pochi posti letto. Viene a mancare, quindi, un’assistenza di medicina di base territoriale. La conseguenza è che tutti i pazienti sono indirizzati verso i presidi ospedalieri che vengono intasati da malati soprattutto in età geriatrica». Questi pazienti potrebbero essere curati grazie alla medicina di base e nei Pta, decongestionando così i pronto soccorso che dovrebbero occuparsi delle urgenze in codice rosso e giallo e non dei codici bianchi e dei codici rossi geriatrici.
Punta il dito contro la politica regionale, Antonio Piccinno, e chiede un pronto intervento per aumentare i posti letto. Poi torna indietro nel tempo, all’origine dei tagli alla sanità che hanno causato in un trentennio l’indebolimento e l’inefficienza del servizio sanitario pubblico: «Il decreto legislativo 502 del 92 sul riordino ospedaliero prevedeva un alleggerimento della pressione sugli ospedali con un potenziamento dell’assistenza sanitaria di base attraverso l’Adi e altre forme di assistenza. Gli ospedali di base minori già citati dovevano essere riconvertiti in Pta per diventare un’unità operativa geriatrica di lungodegenza. Cosa che non è avvenuta. Di conseguenza i pazienti finiscono nei pronto soccorso in attesa di essere ricoverati nelle unità specialistiche. E 50 pazienti in un pronto soccorso equivalgono a un piccolo ospedale», sottolinea Piccinno per evidenziare la gravità della situazione. Un decreto, quindi, applicato solo nella parte relativa ai tagli.