«Proviamo a fare silenzio», è l’invito commosso di una sindaca che chiede alla propria città e alla comunità social di non partecipare alla gogna mediatica, a non lasciarsi trascinare dal vortice di commenti e ricostruzioni, a non infierire sulle famiglia con «altro massacrante dolore». È stata un’alba di sangue sulla provinciale Andria-Trani, un incidente mortale che mescola in maniera brusca centinaia di vite, di storie intrecciate, di futuri spezzati in un fatale attimo. «Ci sono giorni in cui è più difficile, più complesso, essere la prima cittadina. Ci sono giorni in cui è impossibile essere un genitore, perché ti raggiungono notizie che non vorresti mai avere e sconvolgono l’apparente tranquillità di una domenica mattina. Notizie di morte, di giovani vite stroncate all’alba da lamiere, vetri e asfalto. Notizie di vite appese a un filo per cui non ci resta che pregare e sperare», il commento dell’avvocata e sindaca di Andria, Giovanna Bruno. «Avremmo dovuto incontrarci per farci gli auguri di persona, questo incontro non ci sarà mai e non riesco a spiegarmelo, spero i piccoli abbiano la forza di accettare questa tragedia» scrive un amico di Alessio Beneloucif mentre una parente, residente fuori dall’Italia, commenta i post di saluto che compaiono sulla bacheca del 29enne chiedendo cosa sia accaduto. È il lato amaro del volto dei social che ci mettono in contatto in pochi istanti con persone in altre parti del mondo e al tempo stesso potrebbero metterci dinanzi a notizie sconvolgenti come un lutto in famiglia, prima che quest’ultima abbia il tempo e la forza di condividere il dolore con i contatti più intimi. Anche la consigliera regionale Grazia Di Bari pubblica un pensiero di vicinanza alle famiglie, «Giovani vite spezzate e altre in situazione critica. Un dolore immenso», scrive. E a chi le fa notare che probabilmente servirerebbero impianti di dissuasione o utili a sanzionare quanti percorrono quel tratto ad alta velocità, commenta: «La sanzione potrebbe sortire effetti nell’immediato ma per il lungo termine credo fermamente occorra investire in cultura, sicurezza e rispetto delle regole». L’oncologo e internita, dott. Berardino Leonetti, ricorda il dolore di questa “strada della morte”. «L’aurora di una tragedia, sull’asfalto due coperte termiche avvolgono corpi immobili. Lo stesso tratto di altre tragedie passate, come nel gennaio del 1990, con otto morti. Stessa sofferenza di genitori attoniti, altre giovani vite annullate in un attimo. Signore, accogli le anime di questi ragazzi e sostieni le persone care che in questo momento sono nel baratro del dolore». Tra le condivisioni e i commenti, serpeggia la rabbia di tanti che condividono la stessa considerazione: quel tratto di strada necessita di lavori di messa in sicurezza, lo spettro della tragedia si aggirava da tempo ed oggi si è palesato in maniera violenta e dolorosa.
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Di Redazione17 Novembre 2024