Una scelta coraggiosa nata da una storia di sofferenza che incontra l’eccellenza sanitaria tarantina. È quella di Claudia Mastro, mamma di 36 anni che, scoperta la positività al test genetico per la rilevazione della mutazione che predispone al cancro, ha deciso, da sana, di sottoporsi a un intervento di mastectomia bilaterale preventivo. Ora porta la sua testimonianza in giro affinché altre donne nella sua stessa situazione, possano affidarsi a medici competenti per fare prevenzione e dunque, salvarsi la vita. Claudia e sua sorella avevano rispettivamente 9 e 13 anni quando la loro madre si è ammalata di cancro al seno. Insieme alla mamma, anche i suoi tre fratelli si sono ammalati di tumore. Uno di loro è morto di recente. Stessa sorte anche per i nonni materni. Una serie di circostanze e una familiarità conclamata, che ha spinto Claudia e sua sorella a sottoporsi a controllo ogni sei mesi: mammografia, ecografia al seno, risonanza e visite ginecologiche, perché oltre al seno, il rischio è anche quello di cancro ovarico.
«Sotto stretto parere medico, considerata la familiarità, è stato consigliato a me, mia sorella e i miei cugini, di sottoporci al test genetico», racconta. Su otto nipoti, solo in tre, nel 2013, hanno voluto sottoporsi all’esame, e tutte e tre sono risultate positive alla mutazione.
«All’epoca della scoperta ho sentito diversi medici e tutti mi hanno detto la stessa cosa, ossia che potevo sottopormi a un intervento di prevenzione. All’epoca ero già mamma di un bambino e avevo il desiderio di averne un altro, dunque ho aspettato». Due anni fa, la stessa diagnosi della mamma di cancro al seno piomba nuovamente nella vita di Claudia. Si ammala sua sorella di 38 anni. «Il cancro è stato preso in tempo grazie ai controlli di prevenzione ma, come per mia madre, anche per mia sorella le cure sono state faticose e dolorose. Allora ho preso coraggio e ho deciso di operarmi».
Claudia, che nel frattempo faceva i suoi controlli presso il centro tumori di Bari, si rivolge all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto per l’intervento. Lì conosce le dottoresse Roberta D’Andria, Francesca Cannalire e Monica Cramarossa, una equipe di sole donne della Brest Unit. A settembre scorso l’intervento di sei ore durante il quale le vengono rimosse le ghiandole mammarie e impiantate le protesi.
«Devo tutto alle straordinarie dottoresse – racconta oggi Claudia – una vera equipe di eccellenza. Potrebbero essere valorizzate di più, perché all’ospedale tarantino manca un reparto di Senologia, nonostante le diagnosi di carcinoma mammario siano tantissime».
Claudia oggi è una volontaria dell’Ant. Racconta la sua storia a congressi e incontri. Spiega l’importanza della prevenzione e vuole aiutare le donne che, come lei, per familiarità possono essere predisposte alla malattia. «La mia testimonianza serve a dire questo: la prevenzione può salvarti la vita».
Bari, Longo mette in guardia: «Gara ostica, i playoff? Ci lavoro giorno e notte»
Di Paolo Ruscitto24 Novembre 2024