Fondazione Taranto 25 è un grande contenitore di uomini e di idee, nato a supporto della comunità. Il presidente Fabio Tagarelli, per l’Edicola del Sud, ha tracciato un bilancio dell’anno appena concluso.
E’ stato un 2022 ricco di eventi ed iniziative per la Fondazione Taranto 25. Che bilancio fa dell’anno appena concluso?
«È stato un anno fondamentale per Taranto 25, innanzitutto perché abbiamo portato il numero dei soci ordinari a superare le 50 unità arricchendo il numero dei soci onorari con due figure importanti, come Giovanni Maria De Vita, dirigente apicale della Farnesina, ed Roberto Imperiale, docente dell’università della Valle d’Aosta, umanista e filosofo, nonché la conferma di Emanuele Di Palma, presidente della Bcc di San Marzano di San Giuseppe. Altro tema importantissimo è il supporto alle società sportive del territorio. Attualmente il numero raggiunto è 34, un risultato che ci inorgoglisce e rende l’idea dell’impegno che la nostra fondazione profonde nel sociale. Ciò ci consente di avere un contatto diretto con tanti attori del territorio, come d’altronde avviene anche con le scuole. Sono ben 9 quelle che in questo momento ruotano nell’orbita di Taranto 25 e che vengono investite dalle numerose iniziative che mettono al centro i giovani e le loro aspirazioni, attraverso borse di studio e non solo. Abbiamo inoltre sottoscritto un protocollo d’intesa anche con l’Università di Bari ed il 25 gennaio lo presenteremo alla città. Un accordo che si aggiunge a quelli già sottoscritti con il comune di Taranto e l’Autorità portuale. In più abbiamo rinsaldato il rapporto di collaborazione con la Marina Militare, con cui c’è grande vicinanza».
Nel corso dell’anno appena concluso è stato lanciato anche il concorso “Un mare di talenti” che si è rivelato un altro grande successo.
«È così, perché il fine non è stato semplicemente premiare il talento fine a sé stesso, ma quello lavorato, quello, cioè, sul quale vi è tanto impegno ed abnegazione per renderlo più funzionale e metterlo a disposizione della collettività. Nel corso dell’anno ne abbiamo individuati 12, ma dietro, ve lo garantisco, c’è un lavoro certosino di ricerca fatto dalla nostra commissione istituita ad hoc che non si è risparmiata».
L’appuntamento dei “port days” di ottobre è stato coinvolgente.
«Esperienza unica che non immaginavamo mai di vivere, perché noi non siamo una società che organizza eventi, ma evidentemente l’Autorità portuale ha riconosciuto nella nostra Fondazione un contatto con la città e noi, dal canto nostro, abbiamo favorito l’incontro e l’interazione con quella parte del territorio che abbiamo intercettato».
L’impegno nel sociale rimane primario per Taranto 25. Quali iniziative avete in piedi?
«Quest’anno oltre alla “Casa di Sofia” che per noi è una mission prioritaria che ci porta a stare quanto più accanto a Mariangela Tarì, la straordinaria cavaliera della Repubblica che vive con grande dignità e grande senso di misura la sua vicenda personale portando addirittura coraggio agli altri, abbiamo sostenuto “mister Sorriso” con Claudio Papa e stiamo siglando un accordo con Abfo, altra associazione benefica che opera da anni sul nostro territorio».
Fare rete significa dare forza e sostanza ai sogni di una comunità. Taranto ha già cominciato questo percorso di riconversione mentale e culturale?
«Penso che questo percorso sia ormai necessario per qualsiasi comunità. I temi straordinari che stiamo affrontando in questi anni (pandemia e guerra, ndr) possono portare o ad isolarti o a fare squadra, con conseguenze differenti. Il sistema di rete aiuta anche il singolo, ma dipende con quale spirito ci si accosta. Coloro i quali sono coinvolti in Taranto 25 hanno uno spirito dedito alla cooperazione, allo stare insieme a raccontare e dare una parte di se stessi agli atri».
Quali obiettivi si pone Taranto 25 per il 2023?
«Accrescere il numero dei soci, entrare nel mondo dell’associazionismo culturale, rinsaldare il rapporto con l’università e favorire l’incontro tra gli studenti tarantini e le aziende del territorio. Offrire, in sostanza, una opportunità di confronto e di incontro. Per crescere insieme e fare della nostra comunità, una comunità finalmente felice».
Alfredo Ghionna