(Adnkronos) – Farmaci anti-cancro, fibre ottiche ultra innovative. Ma non solo. Anche cellule staminali pluripotenti, terapie farmacologiche a bersaglio mirato. Prodotti così complessi possono essere realizzati meglio e più velocemente nello spazio, in assenza di gravità, ed è la sfida che dal 2023 inizierà a preparare Rev-1, la prima fabbrica spaziale interamente costruita in Italia, a Torino, dalla Space Cargo Unlimited, impresa europea con base in Lussemburgo, e da Thales Alenia Space Italia. “Siamo felicissimi di poter lavorare in Italia con un partner come Thales Alenia Space Italia e con Leonardo e già nel 2023 ci saranno le prime 10 assunzioni nel vostro Paese per realizzare Rev-1” anticipa all’Adnkronos il Ceo e co-fondatore di Space Cargo Unlimited, Nicolas Gaume.
La multinazionale francese e la
joint venture fra Thales (67%) e Leonardo (33%) hanno appena firmato la tranche iniziale di un contratto per l’ideazione e la realizzazione della prima fabbrica orbitante e l’accordo prevede anche l’apertura di una filiale di Space Cargo Unlimited a Torino. Imprenditorie seriale, appassionato di spazio, Gaume si dice certo che “Rev-1 farà la differenza nella realizzazione di produzioni ad altissimo tasso tecnologico e innovativo” e, spiega, “ii prodotti realizzati in assenza di gravità saranno una rivoluzione a beneficio dei cittadini della Terra”.
Nell’officina orbitante si potranno ‘fabbricare’ “prodotti complessi da ottenere sulla Terra, soprattutto in tempi brevi, ma – osserva Gaume – difficili da realizzare anche sulla Stazione Spaziale Internazionale dove “la presenza di astronauti richiede infrastrutture e protocolli di sicurezza dai costi molto alti” e con ricadute sui tempi di produzione. Il lancio del primo veicolo Rev1 è previsto alla fine 2025 e gli orizzonti che promette di aprire hanno il sapore della fantascienza. “Stimiamo che la nostra fabbrica spaziale sarà al lavoro nello spazio a cicli di circa 2 mesi e che poi rientri a Terra” indica il Ceo. Nelle ‘linee di produzione’ di Rev-1 ci saranno, tra gli altri, la realizzazione di biomolecole e biomateriali per applicazioni cliniche o tessuti ingegnerizzati per curare, ad esempio, grandi ustionati. Un settore che, da solo, copre un potenziale mercato stimato in 750 milioni di dollari al 2030.
Su Rev-1 saranno prodotte anche ‘super fibre ottiche’ realizzate con Zblan fluoride glass (Zblan vetro al fluoruro) che conta un mercato stimato in 839 milioni di dollari nel 2030. “La fibra prodotta in condizioni di microgravità è priva di difetti di materiale” avverte Gaume che, alla lunga lista di prodotti che si potranno realizzare nello ‘stabilimento’ spaziale, indica anche la produzione di “piccole capsule biodegradabili per il rilascio mirato di farmaci: un mercato potenziale da 1,43 miliardi di dollari stimato al 2030.
“Sono farmaci estremamente difficili da produrre sulla Terra mentre in assenza di gravità si ottengono più rapidamente” evidenzia il Ceo di Space Cargo Unlimited, il player che ha guidato la missione Wise, il primo programma di ricerca Leo commerciale completo sul futuro dell’agricoltura e della viticoltura in previsione di cambiamenti climatici sulla Terra. Da questa esperienza, racconta il manager, “sono nate viti più alte di quelle che crescono sulla Terra, con forme adattate all’assenza di gravità” e da queste piante “otterremo del vino ‘spaziale'”.
“La nostra missione -ribadisce Gaume – è lo spazio usato a beneficio della Terra e nello spazio si può produrre molto grazie all’assenza di gravità. Perché l’assenza di gravità aiuta i materiali a combinarsi fra loro mentre sulla Terra la forza di gravità rende complesso questo processo. Inoltre, se pensiamo al settore dell’elettronica, nello spazio non ci sono contaminazioni, non occorrono ‘camere sterili'”. Ma il Ceo tiene anche a sottolineare che la nascita a Torino della prima fabbrica spaziale è “la dimostrazione di quanto ci abbia colpito la leadership dell’Italia nel settore spaziale. Siamo rimasti molto colpiti dall’attività dell’Agenzia Spaziale Italiana, molto intrigati da specifici settori spaziali sviluppati in Italia che rendono il vostro Paese un player globale” assicura.
Nicolas Gaume sottolinea l’aspetto strategico del nostro made in Italy ‘orbitante’. “Lo spirito imprenditoriale italiano, le attività delle Pmi italiane – che sono sì a carattere familiare ma molto effervescenti e innovative- mi hanno catturato”. “Tutto questo ci ha colpito particolarmente” aggiunge ancora Nicolas Gaume che guarda già ai passi da compiere nell’anno in arrivo. “L’apertura della nostra sede a Torino nelle prossime settimane ci permetterà di posizionarci nel cuore pulsante dell’ecosistema spaziale italiano – che è uno dei più dinamici in Europa – e ci permetterà di lavorare per lo sviluppo di Rev-1 in stretta collaborazione con Thales Alenia Space, un’azienda davvero leader europea nella realizzazione di infrastrutture spaziali da oltre 40 anni”.
Space Cargo Unlimited prevede di gestire commercialmente una flotta di veicoli da carico in grado di tornare autonomamente – cioè senza equipaggio a bordo – sulla Terra con l’obidettivo di sfruttare il potenziale unico della microgravità per applicazioni commerciali sui mercati del nostro pianeta. Il veicolo pressurizzato Rev-1 sarà dunque una vera e propria fabbrica spaziale orbitante e sarà utilizzato per missioni specifiche in particolari settori, sottolinea ancora il manager, un imprenditore abituato a ‘fare impresa’ in tutto il mondo e che, tra l’altro, è anche presidente esecutivo e co-fondatore di Orbite, operatore dello Spaceflight Gateway Complex che aprirà nel 2025 negli Stati Uniti.
Lo Spaceflight Gateway Complex sarà un complesso di addestramento per astronauti che offre alloggi di lusso, ristoranti e attività ricreative per gli astronauti commerciali, i loro amici e le loro famiglie. Insomma per Nicolas Gaume il futuro della vita dell’uomo nello spazio inizia anche da tutto questo e la Space Cargo Unlimited non ha caso ha messo solide radici in Europa dove conta diversi hub tra cui alcuni in Germania, un centro di ricerca in Francia e adesso è pronta ad aprire una sua ‘filiale’ anche in Italia, a Torino. “Io amo l’Italia. Quando ho fondato una startup in Cina in ogni località del colosso asiatico in cui mi recavo ho incontrato imprenditori italiani: il vostro made in Italy ha ben pochi rivali” scandisce senza mezzi termini Nicolas. (di Andreana d’Aquino)