Si complicano, all’indomani dell’emendamento salva poltrone approvato in Consiglio regionale, i rapporti fra il sindaco barese Decaro e il governatore Emiliano. Lo scontro in aula fra “decariani” ed “emiliani” rischia di creare riflessi pesanti sul futuro dei due leader, sul congresso del Partito democratico e sulle alleanze. L’antica amicizia, filtra dai rispettivi staff, sembra segnare il passo fra silenzi e indifferenza anche se mascherati dal “volemose bene” in occasione pubbliche.
Il casus belli riguarda proprio la norma elettorale infilata nel bilancio che, se dovesse superare il vaglio di costituzionalità del governo, consentirà di allungare la legislatura di almeno sette mesi, in caso di dimissioni del presidente.
In altri termini, se Emiliano si candidasse e fosse eletto eurodeputato nel 2024, il Consiglio regionale resterebbe in carica almeno fino alla primavera 2025 costringendo Decaro, che scade nel 2024, a restare fermo ai box per diversi mesi con un danno alle sue chance di vittoria.
Attorno a questa vicenda si sta consumando l’allontanamento fra i due. Il sindaco di Bari addebita a Emiliano la regia dell’operazione salva poltrone dopo che lo stesso lo aveva investito ufficialmente come suo successore. E dopo che lo stesso Emiliano aveva suggerito ai vertici del centrosinistra la necessità di un election day nel 2024 per accorpare il turno elettorale al Comune di Bari, alla Regione Puglia insieme con le Europee. Il governatore, dal canto suo, è convinto dell’esatto contrario, e cioè che sia stato il sindaco a imporre l’election day ottenendo per tutta risposta la reazione di una maggioranza schiacciante a favore dell’emendamento che allunga la legislatura. Un voto che ha poi determinato a catena il non voto del bilancio da parte dei consiglieri decariani, Paulicelli e Metallo, entrambi del Pd che ora rischiano di subire la “condanna” dai vertici nazionali del partito.
In tutto questo Emiliano e Decaro sono divisi anche sul fronte della costruzione delle future alleanze elettorali. Emiliano da anni ha spalancato le porte della maggioranza regionale al M5s. Decaro, invece, li tiene fuori dalla coalizione al Comune e dribbla puntualmente ogni tentativo di dialogo. Il governatore vorrebbe escludere il Terzo Polo, mentre Decaro ha già ricevuto un mezzo endorsement da Calenda e da sempre è vicino all’ex premier Renzi. D’altro canto il capo del M5s, Giuseppe Conte, ha stoppato sul nascere la possibile chiusura del centrosinistra sulla candidatura di Decaro alla Regione.
In realtà i pentastellati attendono a definire a livello nazionale l’eventuale accordo con il Pd e la distribuzione delle candidature nelle Regioni al voto. Altra complicazione le amministrative. Il M5s vuole contare e chiede che Decaro si risolva a dare qualche indicazione su Bari. Qui aspirano il deputato Marco Lacarra e l’attuale capo di gabinetto Vito Leccese. Per il M5s sarebbe difficile rivendicare qualcosa, ma certamente lo faranno a Brindisi e Foggia, dove si vota nel 2023.