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Salvatore, da 20 anni si occupa della natività in cattedrale a Ruvo: «Lavoro di notte per realizzarlo»

L’ultimo pezzo - per il momento, perché si attende sempre l’arrivo del bambinello - è stato messo sabato scorso alle 3.30 del mattino. E qualunque pezzo (e ce ne sono più di 100), dal più piccolo al più grande, è fatto con passione, amore e tanto tanto sacrificio. Siamo a Ruvo di Puglia, e da…

L’ultimo pezzo – per il momento, perché si attende sempre l’arrivo del bambinello – è stato messo sabato scorso alle 3.30 del mattino. E qualunque pezzo (e ce ne sono più di 100), dal più piccolo al più grande, è fatto con passione, amore e tanto tanto sacrificio. Siamo a Ruvo di Puglia, e da oltre 20 anni nella concattedrale di Santa Maria dell’Assunta, i fedeli e non solo ammirano un presepe bellissimo. Che ogni anno cambia parte dei personaggi, location e tema. Bellissimo come la storia che c’è dietro.

Il protagonista di tutto è Salvatore Di Domenico, 55 anni, titolare di una rinomata pizzeria nel centro cittadino che la sua famiglia ha aperto 43 anni fa, ma con la passione sbocciata ancora prima per la natività di nostro Signore. Tutto inizia quando era ancora piccino.

«Ho iniziato a fare presepi – spiega all’”Edicola del sud” – da quando avevo sette anni prendendo la passione da mia mamma Cecilia, e da allora ogni anno è diventato un rituale per me irrinunciabile. Io abbellivo le sue creature e lei per anni ha vestito i miei personaggi, in modo particolare i pastori».

Per anni, le creazioni di Salvatore erano “caserecce” perché restavano nelle mura domestiche, ma 22 anni fa è arrivata la svolta. O meglio, il passo in avanti. «Ho incontrato don Salvatore (il parroco della Concattedrale di Ruvo, ndr) e mi ha convinto a realizzare il presepe in chiesa ogni anno. E non nascondo che gli apprezzamenti sono tantissimi». E anche meritati.

Salvatore, infatti, mette al mondo le sue Natività soltanto di notte, dopo aver chiuso la pizzeria. Tutte le notti a partire da ottobre. Dall’1 alle 4. Togliendo spazio al (meritato) riposo e alla famiglia, anche se la moglie, Rina, ormai è abituata. «Come ogni anno – sottolinea – anche questa volta ho iniziato a ottobre. Nel mio garage con il prezioso contributo di mia figlia (Cecilia, 27 anni, ndr) che mi aiuta anche in pizzeria. Poi, una volta pronto, da inizio dicembre con il mio camioncino lo porto in chiesa per il montaggio, terminato sabato scorso e dove resta fino al 3 febbraio, il giorno di san Biagio».

Nel presepe di Salvatore c’è davvero di tutto: lo scenario con 12 quintali di sughero; personaggi e animali in cera; pezzi in argilla che hanno 40 anni e utilissimi ogni anno; i personaggi fatti con quella testa, braccia e gambe comprati da Napoli, un appuntamento fisso per Salvatore. Vestiti. E che cambiano a ogni presepe. «Per lo scenario, quest’anno – ci rivela un aneddoto -, ho pensato a un’ambientazione in montagna dopo il viaggio che ho fatto in autunno in Umbria, mentre l’anno scorso è stata una ambientazione marina in memoria dei tanti migranti che muoiono in mare».

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