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Livelli essenziali di assistenza: bocciato il Sud. La Puglia, decima, è la prima regione meridionale

Le regioni del Mezzogiorno hanno erogato meno prestazioni sanitarie e, nella classifica redatta dalla Fondazione Gimbe, nessuna si colloca nelle prime dieci posizioni. La fotografia che emerge dal monitoraggio dei Lea, i Livelli essenziali di assistenza, è quella di un paese che corre a due velocità: un Nord che mostra performance importanti e un Sud…

Le regioni del Mezzogiorno hanno erogato meno prestazioni sanitarie e, nella classifica redatta dalla Fondazione Gimbe, nessuna si colloca nelle prime dieci posizioni. La fotografia che emerge dal monitoraggio dei Lea, i Livelli essenziali di assistenza, è quella di un paese che corre a due velocità: un Nord che mostra performance importanti e un Sud che resta indietro. Una analisi che assume particolare rilevanza nell’attuale fase politica in cui è aperta la discussione sull’autonomia differenziata. In testa alla classifica per l’erogazione delle prestazioni si posiziona l’Emilia-Romagna con il 93,4% di adempimento, in coda la Sardegna con il 56,3% (Regione esclusa dal monitoraggio Lea). Tra le prime 10 Regioni anche Toscana (91,3%), Veneto (89,1%), Piemonte (87,6%), Lombardia (87,4%), Umbria (85,9%), Marche (84,1%), Liguria (82,8%), Friuli Venezia-Giulia (81,5%) e Provincia autonoma di Trento (78,8%). Agli ultimi 6 posti, oltre alla Sardegna, Provincia autonoma di Bolzano (57,6%), Campania (58,2%), Calabria (59,9%), Valle d’Aosta (63,8%) e Puglia (67,5%). Nella prima metà della classifica si posizionano dunque solo due Regioni del centro (Umbria e Marche) e nessuna Regione del sud, a riprova dell’esistenza di una “questione meridionale” in sanità.

«Si tratta di una vera e propria “pagella” per la sanità – afferma Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe – che permette di identificare Regioni promosse (adempienti), pertanto meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale, e bocciate (inadempienti)». Le regioni inadempienti sono sottoposte ai piani di rientro, strumento che prevede uno specifico affiancamento da parte del Ministero della Salute che può sfociare sino al commissariamento. Non sono sottoposte alla verifica degli adempimenti: Friuli Venezia-Giulia, Sardegna, Valle D’Aosta e le Province autonome di Trento e di Bolzano». Nel decennio 2010-2019 la percentuale cumulativa totale di adempimento delle Regioni è del 75,7% (range tra Regioni 56,3%-93,4%). In altri termini, se a fronte delle risorse ripartite alle Regioni la Griglia Lea è lo strumento utilizzato dal Governo per monitorare l’erogazione delle prestazioni essenziali, il 24,3% delle risorse assegnate nel periodo 2010-2019 non ha prodotto servizi per i cittadini, con un range tra le regioni che varia dal 6,6% dell’Emilia-Romagna al 43,7% della Sardegna.

«Senza una nuova stagione di collaborazione tra Governo e Regioni e un radicale cambio di rotta per monitorare l’erogazione dei Lea – conclude Cartabellotta – diseguaglianze regionali e mobilità sanitaria continueranno a farla da padrone e il Cap di residenza delle persone condizionerà il diritto alla tutela della salute. Una situazione che stride con i princìpi di equità e universalismo del Ssn, recentemente ribaditi dal Ministro Schillaci secondo cui è “prioritario il superamento delle diseguaglianze territoriali nell’offerta sanitaria” affinché “tutti i cittadini abbiano le stesse opportunità, indipendentemente da dove sono nati o risiedono e dal loro reddito».

Emiliano: «Non ci danno la possibilità di avere gli stessi soldi delle altre regioni»

La Puglia è la prima tra le regioni meridionali nella classifica della fondazione Gimbe. Un risultato che il presidente della Regione Michele Emiliano ha evidenziato ieri mattina a margine della presentazione dei dati sui trapianti svoltasi al Politecnico di Bari. «I dati relativi al 2019 – ha affermato Emiliano – vedono le regioni del Sud tutte confinate sotto il decimo posto. Invece diamo quest’altra notizia: con i dati aggiornati al 2022 la Puglia è la prima regione del Mezzogiorno anche nei livelli essenziali di assistenza. Non meraviglia la fatica con la quale il Sud gestisce queste graduatorie, visto che non ci danno la possibilità di avere lo stesso personale, gli stessi soldi, gli stessi ospedali e le stesse strutture territoriali delle altre regioni a causa del fatto che è sempre andata così. Stiamo combattendo – conclude Michele Emiliano – anche per riequilibrare questi dati e ottenere l’uguaglianza di tutti i cittadini italiani davanti alla legge, e in particolare in materia sanitaria».

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