Vigilia di fuoco alla Regione Puglia sulla questione del trattamento di fine mandato, oggetto del vertice di maggioranza convocato per le 17 in presidenza regionale. I lavori saranno incentrati sul bilancio di previsione atteso dalla maratona in aula il 20 e 21 dicembre, ma il nodo da affrontare sarà il super regalo natalizio che parte dei consiglieri regionali si vuole concedere ripristinando la liquidazione di fine legislatura.
Un assegno da circa 35 mila euro a testa per i 51 eletti che verrebbe liquidato nel 2025 dopo un accantonamento di circa 7 mila euro per ogni anno effettuato con una retrodatazione al 2012 (cinque milioni di euro il costo in capo alle casse pubbliche). Ma il 2012 fu anche l’anno in cui la Puglia cancellò il Tfm sull’onda dell’anti politica di marca grillina. Una decisione virtuosa a cui fece seguito, quasi una beffa, la nuova riformulazione del Tfm da parte della conferenza stato regioni che decise di istituzionalizzare il beneficio in tutte le regioni con un’indennità ancor più pesante che prevedeva l’accantonamento di 2,5 mensilità per ogni anno in carica per il tempo di durata del mandato con un’indennità mensile all’epoca molto più alta di quella attuale.
Nel 2021, a fine luglio, di soppiatto, il Consiglio decise di ripristinare la liquidazione con un accantonamento di una mensilità per ogni anno di attività, più un contributo dell’1% a carico del consigliere (tutti soldi pubblici): circa 35mila euro per ognuno a fine legislatura con ristoro esteso anche a coloro che erano consiglieri nel 2013. Una leggina galeotta fatta cancellare due mesi dopo, a settembre, dal governatore Emiliano che chiese l’intervento moralizzatore dei segretari di Pd e Cinque Stelle Letta e Conte.
Oggi la storia si ripropone, ma in un quadro molto più confuso soprattutto sul fronte della maggioranza di governo. Il Pd, ad esempio, è spaccato sul punto. L’assessore Donato Pentassuglia guida la fronda dei favorevoli che insistono sulla reintroduzione dell’indennità per ristabilire l’ingiustizia a carico dei consiglieri pugliesi rispetto ai colleghi delle altre regioni. Ma anche perché il Tfm rappresenterebbe un risarcimento per molti eletti con lavoro dipendente collocati in aspettativa prima della conclusione del mandato.
Contrari, invece, i consiglieri Parchitelli, Mazzarano e Ciliento, che ritengono la liquidazione inconciliabile con l’attuale fase di crisi economica e di pesanti sacrifici per i cittadini. Sulla stessa linea il consigliere regionale del Misto Antonio Tutolo pronto ad attaccare in aula qualsiasi ipotesi di emendamento imbucato nella manovra di bilancio. Schierato sul no anche l’intero gruppo dei Cinque Stelle, mentre i civici rimettono la decisione finale alla valutazione della riunione di maggioranza.
E il governatore Emiliano? La sua posizione è identica a quella del 2021, lui e la giunta regionale hanno l’obbligo di non votare il Tfm. Sarà davvero così? Impossibile rispondere visto che bisognerà capire l’indicazione che uscirà dal vertice, le intenzioni delle minoranze e la decisione finale che mergerà in aula durante il voto del bilancio che, com’è noto, riserva sempre mille sorprese fra uno scambio di auguri e la lunga discussione in aula che come da tradizione si chiuderà la notte del 21 dicembre.