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Fabio Bacà e la sua “Nova” a Matera: «Scrivere aiuta a espandere la coscienza»

A Matera per la rassegna Amabili Confini, la “Nova” di Fabio Bacà, edizioni Adelphi, ha illuminato l’incontro del 24 maggio. Lo scrittore, che è tornato in libreria dopo il successo di “Benevolenza Cosmica”, è candidato al Premio Strega presentato da Diego De Silva che lo ha definito «L’esordiente più anomalo che conosca», per il grande…

A Matera per la rassegna Amabili Confini, la “Nova” di Fabio Bacà, edizioni Adelphi, ha illuminato l’incontro del 24 maggio. Lo scrittore, che è tornato in libreria dopo il successo di “Benevolenza Cosmica”, è candidato al Premio Strega presentato da Diego De Silva che lo ha definito «L’esordiente più anomalo che conosca», per il grande valore della sua scrittura.

In “Nova” lei affronta il tema della violenza. È un argomento di cui la società parla volentieri?

«Nel nostro esserci convinti che il mondo sia violento, una grande responsabilità la ha il mondo dei media. C’è una gestione delle notizie surreale. La società occidentale usa strumentalmente violenza e aggressività perché è strutturata su questi due elementi. Con questo coacervo di istanze culturali, spesso cavalcate da uomini politici senza scrupoli, percepiamo la situazione peggiore di quella che è».

Nel suo libro c’è anche tanto spazio, nel senso cosmico del termine. Da dove arriva?

«Credo che la caratteristica dei migliori romanzi sia creare personaggi a tuttotondo con caratteristiche ben definite. Anni fa ho letto che lo spazio si è creato probabilmente per lo scatenarsi di gigantesche forze elettromagnetiche su un nucleo di materia primordiale. Mi piaceva legare questa immagine al romanzo».

È anche un libro sull’amicizia che scombina gli equilibri. Le persone nuove sono un’occasione per conoscere altro di noi?

«Sì. Molta gente mi ha chiesto il perché del titolo, “Nova”. C’è chi ha pensato subito all’astronomia e chi invece all’homo novus. C’è un rinnovamento. Un sistema chiuso, anche personale, è destinato ad evolvere».

Lei ha una forte capacità di immedesimazione anche nei personaggi femminili.

«Mi hanno sempre detto che ho una parte femminile e una sensibilità sviluppata. Non mi viene in mente un modo migliore di dimostrare questa cosa in un romanzo. Se scrivi qualcosa che cerca di arrivare a più cuori possibili, è meglio».

Ha detto di aver scritto il suo primo romanzo in un momento buio, eppure è un libro che gioca sulla buona sorte. La scrittura è capace di esorcizzare i demoni?

«Enormemente. Ho scritto “Benevolenza cosmica” alla fine di un periodo complicato, avevo problemi di salute, avevo perso il lavoro. Mi hanno salvato tre cose: la scrittura, la mia compagna e “Casalinghe disperate”. Scrivere è un modo di espandere la coscienza su temi ai quali la maggior parte delle persone pensa collateralmente».

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