Ancora polemiche sul caso della “rimozione” di Massimo Cassano dal ruolo di direttore generale dell’Agenzia per le politiche attive del lavoro in Puglia (Arpal).
Adesso, secondo i consiglieri regionali del Pd, Fabiano Amati e Ruggiero Mennea, sarebbe a rischio la regolarità di tutte le procedure amministrative, compresi i concorsi appena conclusi per assumere circa mille lavoratori.
«L’incarico all’ex dg e di conseguenza all’attuale dirigente del personale dell’Arpal non erano conferibili – sostengono Amati e Mennea – perché la legge vieta di auto-conferirsi o conferire incarichi direttivi in strutture deputate alla gestione del personale a soggetti che rivestono cariche in partiti e movimenti politici e sindacali. E a riprova di tutto questo c’è che agli atti non risultano le relative dichiarazioni di legge degli interessati, così come constatato durante le più recenti audizioni in commissione».
Quindi «si fa presente – aggiungono – che questo problema investe la regolarità di tutte le procedure amministrative, a cominciare da quelle concorsuali, ed è attinente alle competenze degli organismi anti-corruzione, da cui siamo in attesa di ricevere dettagliate informazioni». La legge regionale che ha cambiato assetto societario di Arpal e, di conseguenza, fatto decadere Cassano rischia di essere impugnata dal governo davanti alla Corte costituzionale ma, nel frattempo, Cassano ha avviato una battaglia legale davanti al Tar ritenendo illegittima la decadenza ed è pronto anche a chiedere eventuali danni alla Regione.