L’estate da record, con oltre due milioni di arrivi e dieci di pernottamenti, non basta a far sì che gli agriturismi restino aperti a Natale. Troppo alti i costi di gestione, insostenibili i rincari delle tariffe energetiche innescati dalla guerra tra Russia e Ucraina. E così, dopo aver chiuso i battenti dopo il ponte di Ognissanti, il 60% di queste strutture riaprirà direttamente a Pasqua. Una scelta condivisa da molti hotel che in vista del 2023, per bocca dei vertici di Federalberghi, chiedono di accelerare sulla programmazione dei servizi ai turisti.
Il dato relativo agli agriturismi emerge da una rilevazione interna alle strutture agricole che fanno accoglienza e ristorazione aderenti a Confagricoltura e ad Agriturist. Anche gli agriturismi pugliesi hanno beneficiato dei grandi flussi turistici dei mesi scorsi. Stando ai dati recentemente diffusi dalla Regione, da gennaio a ottobre sono stati registrati circa tre milioni e 900mila arrivi e quasi 15 milioni di pernottamenti con un andamento del -1% per gli arrivi e del +1% per le presenze rispetto allo stesso periodo del 2019, risultato trainato dalla ripresa del turismo internazionale e dal buon andamento dei mesi estivi. Dopo un’estate all’insegna del boom turistico, molti agriturismi preferiscono quindi evitare di aprire per le festività natalizie e di fine anno: un periodo troppo breve per compensare i costi energetici e quelli legati alle assunzioni di lavoratori extra. «Questa estate – sottolineano il presidente di Agriturist Giovanni Scianatico e quello di Confagricoltura Brindisi Antonello Bruno, entrambi operatori del settore – è stata per gli agriturismi una delle migliori in assoluto per prenotazioni, ma non straordinaria per gli incassi. Gli aumenti non hanno assorbito i rincari energetici e i guadagni sono stati ridotti e tenere aperta una struttura per lavorare con tutte le stanze piene per soli sei giorni è inutile, oltre che dannoso. Di qui la nostra scelta».
Anche diversi hotel non riapriranno per Natale. Ma per Francesco Caizzi, presidente regionale di Federalberghi, ciò è dovuto alla mancanza di un numero consistente di turisti e, prima ancora, alla scarsa programmazione dei servizi per gli ospiti: «I dati ci dicono che il grande progetto di destagionalizzazione in Puglia non ha prodotto i risultati sperati. I viaggiatori sono venuti in Puglia per il mare, dopodiché stop». Di qui la proposta: «Serve una programmazione dei servizi ai turisti – aggiunge Caizzi – Gli ospiti devono essere consapevoli di poter visitare la Puglia anche in inverno perché, per esempio, i musei sono aperti, le strade pulite e agibili, gli artigiani svolgono attività nei centri storici, i commercianti lanciano iniziative dedicate, sono previsti eventi organizzati e promossi con largo anticipo. Solo così è possibile allungare la stagione turistica».