Si fa sempre più complicata la vertenza dell’ex Baritech, la fabbrica di mascherine con 116 dipendenti licenziati. Entro fine dicembre scadrà la cassa integrazione e, se non interviene un nuovo progetto di industrializzazione, il capannone e i terreni finiranno nelle mani di Conserva srl, la ditta che ha già firmato a metà ottobre un contratto preliminare di acquisto con i vertici di Baritech, un socio del Nord Italia e l’altro olandese.
Ieri si é riunita la commissione regionale lavoro con i parlamentari pugliesi per fare il punto della situazione insieme ai sindacati. Alla fine della riunione i parlamentari hanno assicurato la presentazione di un emendamento alla legge finanziaria per garantire quattro mesi di cassa integrazione aggiuntiva rispetto al termine del 31 dicembre per cessazione di attività. Alla riunione c’era il deputato Marco Lacarra che s’è impegnato a coinvolgere i colleghi pugliesi per far firmare e depositare la modifica alla finanziaria.
I sindacati, dal canto loro, hanno apprezzato l’iniziativa, ma non hanno nascosto le difficoltà di portarla in porto. Oltre a Baritech ci sono altre 4mila aziende più o meno nelle stesse condizioni sul territorio nazionale alle prese con crisi economiche e finanziarie a più livelli. Di qui le perplessità delle parti sociali che hanno confermato lo stato di agitazione e comunque la disponibilità a continuare il confronto in seno alla task force regionale per il lavoro. L’obiettivo più urgente, tuttavia, è quello di rastrellare una copertura finanziaria da circa un milione di euro per quattro mesi nell’auspicio che, nel frattempo, si faccia avanti un investitore serio interessato alla reindustrializzazione comprensiva degli esuberi di personale.
In realtà negli ultimi 18 mesi si sono affacciati 12 società pugliesi, di altre regioni e dall’estero con quattro manifestazioni d’interesse depositate, fra cui due del settore logistico. Nessuna, però, è passata alla fase operativa anche a causa delle resistenze di Baritech che aveva già chiuso il preliminare da 4,1 milioni di euro con Conserva srl interessata solo al capannone della zona industriale e non a riassumere i lavoratori. Di qui l’imbuto in cui è finita la vertenza: se entro fine dicembre non arriva un’altra ditta interessata al subentro con un assegno da almeno 4,1 milioni di euro il sito industriale passerà a Conserva lasciando i dipendenti in mezzo alla strada.