(Adnkronos) – Era stato inserito nella lista dei candidati ‘impresentabili’ alle scorse elezioni amministrative di Palermo, per una condanna riportata in primo grado per il reato di riciclaggio, ma ieri Francesco La Mantia, architetto, è stato assolto in appello. “Come vedete sono stato assolto. L’unico supporto avuto in questi anni è stato quello della mia famiglia e degli amici e ovviamente del mio avvocato, Pietro Cascio, che mi ha seguito con grandissima professionalità. Se avessi scelto lui sin dall’inizio il mio processo si sarebbe chiuso molto prima”, dice in una intervista all’Adnkronos. La Mantia, che non è stato eletto, non nasconde la sua amarezza e parla di “un chiaro errore di valutazione da parte della procura di Palermo, nonché dei giudici che purtroppo hanno valutato superficialmente la mia posizione, di persona estranea ai fatti, ma purtroppo la macchina della giustizia funziona male e si inceppa facilmente”.
“Sulla questione degli impresentabili mi preme dire solo una cosa, se lei legge nel vocabolario la definizione di impresentabile cita: ‘Di cosa che non può essere mostrata in pubblico o ad altre persone perché carente nella sostanza o nella forma, oppure contraria alla decenza o al decoro, oppure in disordine o mal messa’ – dice ancora La Mantia – È la parola meno adatta da utilizzare per delle persone per bene fino a prova contraria. Soprattutto in un periodo storico in cui i social diventano moltiplicatori dell’informazione e in un articolo che ti definisce “impresentabile” -che brutta parola- segue poi un fiume in piena di commenti stupidi e cattivi. Qualcuno ha anche scritto che dovevano arrestarmi e buttare la chiave, e che lo stesso trattamento doveva essere fatto per chiunque avesse votato un impresentabile alle elezioni. C’è un clima di odio preoccupante, e anche tanta ignoranza”.
“Per finire dico che sono orgoglioso di avere scelto il percorso più arduo, avendo rinunciato alla prescrizione – spiega l’architetto – L’ho fatto per me e soprattutto per la mia famiglia. Sono un testardo, ma ne è valsa la pena. Forse avrei potuto evitare sette anni di processo e quattro gradi di giudizio, ma vuole mettere la soddisfazione di avere avuto ragione dopo tutte queste battaglie?…”.
L’architetto Francesco La Mantia si era candidato a giugno con ‘Noi con l’Italia’ al Consiglio comunale di Palermo, a sostegno di Roberto Lagalla. Il suo nome era stato inserito, pochi giorni prima del voto, tra gli impresentabili. Nei suoi confronti era stata emessa una condanna in primo e secondo grado per il reato di riciclaggio ma la Corte di Cassazione aveva annullato la condanna di appello con rinvio alla Corte di Appello di Palermo. E adesso è arrivata l’assoluzione, che lui mostra orgoglioso.
Quando il suo nome venne definito “impresentabile”, parlando con l’Adnkronos aveva detto: “Io sono onesto e innocente, sono coinvolto marginalmente in questo processo che non riguarda la pubblica amministrazione o la mafia. Per me e la mia famiglia è molto grave sentire questo, mi da veramente molto fastidio. Io ho 42 anni, faccio l’architetto, ho sempre rigato dritto. Ho avuto questa vicenda che mi è caduta addosso, solo perché avevo un amico che mi aveva prestato soldi con un assegno, poi ha fatto bancarotta e questo assegno per l’accusa era riciclaggio. Avevo chiesto il rito abbreviato. Poi la Cassazione ha annullato perché mancavano le prove”. Adesso l’assoluzione.