«Ho da sempre avuto un carattere riservato, non ho molti amici. Sono a scrivere questi fogli cercando di ripercorrere le mie emozioni e cercando di raccontare ciò che vivo dal primo anno di liceo». Inizia così lo sfogo di Mario Rossi (nome di fantasia), un liceale di 17 anni che ha deciso di raccontare la sua esperienza come vittima di bullismo, e che ha chiesto aiuto tramite l’associazione Ets Medea Odv. «Siamo intervenuti garantendo al ragazzo un supporto psicologico e assistenza legale – spiega Francesco Longobardi, membro dell’associazione – Siam ancora una volta ad attirare l’attenzione sul tema, spesso sottovalutato».
Mario racconta: «Inizia tutto in classe prima quando io e i miei compagni non ci conoscevamo. Con il passare dei mesi io mi ero avvicinato a un piccolo gruppetto; allo stesso tempo un ragazzo, ha compromesso la mia serenità e la mia gioia di frequentare la scuola, facendomi avere paura di essere quello che sono e minando la mia autostima».
Iniziano per Mario gli sfottò, le spinte e il lancio di palline di carta masticate ogni volta che i professori non guardano. «Ricordo una volta in particolare che mi colpì l’orecchio che stette gonfio per qualche giorno, non dissi niente a mia madre: mi vergognavo. Qualche tempo prima del Covid dal “fastidio” passò alla violenza e prepotenza: mi faceva sgambetti quando ero chiamato alla lavagna e rideva durante le mie interrogazioni. Iniziò a inseguirmi tra i banchi durante la ricreazione con l’intento di colpirmi e farmi cadere davanti a tutti i miei compagni, i quali a loro volta mi prendevano in giro e nessuno ha mai avuto il coraggio di fermare Arturo (nome di fantasia)».
Con il passare degli anni la situazione peggiora e le aggressioni, sia verbali che fisiche, non diminuiscono. «Ogni insulto nei miei confronti è come un pugno nel mio stomaco, soprattutto quando mi chiama “frocio” davanti agli altri dando una errata impressione di quello che sono io. I miei compagni anche assistendo a queste violenze non fanno nulla per aiutarmi, lasciandomi affrontare da solo tutto questo». Lo sfogo di Mario si conclude con una richiesta. «Mi sono arrovellato il cervello per trovare la maniera di porre termine a questa sofferenza, ho pensato di farmi cambiare di scuola, poi di non andarci più, poi non voglio dirlo. Voglio dire basta a tutto questo, chiedo aiuto per porre fine a questo brutto incubo. Chiedo aiuto, da solo non ci riesco».