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Foggia, detenuto 40enne suicida in carcere: «Non era stato ancora convalidato l’arresto»

La scorsa notte un 40enne, che questa mattina avrebbe dovuto presentarsi all'udienza di convalida dell'arresto per concorso in estorsione, si è impiccato in una cella del reparto accoglienza del carcere di Foggia. Lo comunica il segretario nazionale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), Federico Pilagatti, evidenziando che si tratta del «quinto suicidio dall'inizio dell'anno»…

La scorsa notte un 40enne, che questa mattina avrebbe dovuto presentarsi all’udienza di convalida dell’arresto per concorso in estorsione, si è impiccato in una cella del reparto accoglienza del carcere di Foggia.

Lo comunica il segretario nazionale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), Federico Pilagatti, evidenziando che si tratta del «quinto suicidio dall’inizio dell’anno» nella struttura. Un altro detenuto si è tolto la vita tre mesi fa.

«La cosa che ci lascia sgomenti – prosegue – è che questa mattina il 40enne, originario della Nigeria, doveva essere accompagnato in tribunale dove si sarebbe dovuta celebrare l’udienza di convalida e forse avrebbe potuto ottenere la libertà».

«Fa ancora più male sapere che il detenuto – sottolinea Pilagatti – non sarebbe dovuto nemmeno entrare nel carcere di Foggia poiché, secondo la legge Severino vecchia di anni e mai rispettata, un arrestato deve essere portato in carcere dopo l’udienza di convalida, e non prima».

«Da tempo – ricorda il segretario – il Sappe denuncia la necessità di chiudere la ‘sezione maledetta’ poiché offende i diritti minimi di dignità delle persone che vengono rinchiusi in stanze fatiscenti, molte delle quali con il bagno a vista e senza alcuna privacy. Sappiamo che anche la direzione del carcere chiede la ristrutturazione del reparto ma inutilmente, poiché l’amministrazione penitenziaria si preoccupa solo di stipare più detenuti possibili, prevaricando i diritti umani».

«A questo punto – conclude – nonostante le denunce del Sappe inerenti le gravissime responsabilità del Dap, nulla si muove e questa ulteriore vittima non fa altro che dichiarare l’ennesimo fallimento di uno Stato che si reputa civile».

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