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Violenza contro le donne, in Puglia 451 beneficiarie del ReD: «Potenziale è di almeno 950 l’anno»

Sono 451 le donne pugliesi che hanno beneficiato del Reddito di dignità (ReD), misura finanziata con 2,1 milioni di euro dal 2018 al 2022 dalla Regione Puglia per il contrasto alla povertà assoluta e per il sostegno e il reinserimento di donne vittime di violenza. Secondo i dati diffusi da ActionAid, sulla base di quelli…

Sono 451 le donne pugliesi che hanno beneficiato del Reddito di dignità (ReD), misura finanziata con 2,1 milioni di euro dal 2018 al 2022 dalla Regione Puglia per il contrasto alla povertà assoluta e per il sostegno e il reinserimento di donne vittime di violenza.

Secondo i dati diffusi da ActionAid, sulla base di quelli disponibili della Regione, però, il numero delle donne beneficiarie è «lontano dalla potenziale platea beneficiaria di circa 950 donne l’anno. Nonostante l’introduzione di criteri agevolati, il ReD risulta essere uno strumento poco adatto alle esigenze delle donne che hanno subito violenza», afferma l’organizzazione internazionale indipendente impegnata nella lotta alle cause della povertà, con il report “Diritti in bilico”, l’analisi delle politiche e delle risorse nazionali e regionali a sostegno delle donne, attraverso focus group, workshop e interviste che hanno coinvolto circa 100 rappresentanti di strutture di accoglienza, servizi territoriali ed enti pubblici per donne in fuoriuscita dalla violenza.

La Regione Puglia ha introdotto il Reddito di dignità con legge regionale nel 2016. «Le donne in fuoriuscita dalla violenza sono state incluse a partire dal luglio 2018 – scrive ActionAid -, prevedendo un percorso differenziato di accesso alla misura: non è richiesta loro la presentazione dell’Isee e non è imposto l’obbligo di seguire un percorso di attivazione lavorativa per l’ottenimento del supporto economico. Il contributo mensile previsto dal ReD è di circa 400 euro per un massimo di 12 mesi rinnovabili dopo un periodo di sospensione. La domanda di contributo può essere inoltrata solo attraverso i Servizi sociali professionali, anche su segnalazione di un centro antiviolenza territoriale. L’unico criterio previsto, infatti, è essere prese in carico da una struttura di accoglienza o dai servizi sociali professionali».

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