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Sardegna: i beni culturali, un patrimonio da valorizzare

(Adnkronos) - Quando si parla di Sardegna, il primo pensiero va al mare e al turismo che, soprattutto grazie al mare, ne fa una delle mete più rinomate al mondo. Ma la Sardegna è anche molto altro. C'è un aspetto in particolare della ricchezza dell'Isola che non viene adeguatamente riconosciuto e che invece va valorizzato:…

(Adnkronos) – Quando si parla di Sardegna, il primo pensiero va al mare e al turismo che, soprattutto grazie al mare, ne fa una delle mete più rinomate al mondo. Ma la Sardegna è anche molto altro. C’è un aspetto in particolare della ricchezza dell’Isola che non viene adeguatamente riconosciuto e che invece va valorizzato: l’enorme patrimonio culturale.  

Sono i numeri a dire che la Sardegna può vantare primati significativi. E dai numeri è corretto partire per restituire l’idea del viaggio nel tempo, partendo dal Neolitico, che consente di fare la visita delle aree archeologiche, dei parchi archeologici e delle architetture fortificate. 

L’altro aspetto chiave dell’analisi sul patrimonio culturale della Sardegna è l’efficacia della promozione e i risultati raggiunti mettendo il relazione le potenzialità e l’effettiva fruizione. Il punto di approdo, sia per quanto riguarda nello specifico la Sardegna sia per quanto riguarda il resto del territorio nazionale, è che il turismo culturale necessita di un cambio di paradigma per poter attrarre e coinvolgere maggiormente i viaggiatori. Un approccio che l’Isola ha iniziato a perseguire e che può portare risultati importanti.  

Il territorio sardo è ricco di testimonianze del passato tra complessi prenuragici e nuragici, resti di epoca fenicia, romana, bizantina, cristiana e medievale. Una ricchezza e diversità di luoghi della cultura tale da poter definire l’Isola come un museo a cielo aperto.  

Come confermano anche i dati statistici. Secondo l’Istat in Sardegna ci sono 39 aree archeologiche, tra le regioni italiane è seconda solo al Lazio che ne ha 66; 8 parchi archeologici, come Toscana e Sicilia e dietro solo alla Campania che ne ha 16; 14 architetture fortificate, seconda in Italia dopo la Toscana che ne ha 15.  

Ricordiamo che per “area archeologica” si intende un sito caratterizzato dalla presenza di reperti di natura fossile, manufatti, strutture preistoriche o di età antica e per “parco archeologico” si intende un ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze archeologiche e dalla compresenza di valori storici, paesaggistici o ambientali, attrezzato come museo all’aperto. Sull’Isola, dunque, sono numerose le zone che rispondono a queste definizioni, principalmente concentrate nelle province di Nuoro e Sassari.  

In effetti la Sardegna ha una storia antica e complessa che attraversa diverse epoche e fasi di cui ancora oggi rimangono numerose testimonianze. I più antichi manufatti ritrovati risalgono addirittura al Neolitico, databili tra 450.000 e 125.000 anni fa, e sono stati rinvenuti nella storica regione dell’Anglona, affacciata sul Golfo dell’Asinara.  

Dunque, molto prima rispetto allo sviluppo della civiltà nuragica (1800-238 a.C.), che deve il nome al suo monumento più rappresentativo ovvero il nuraghe, tipica costruzione a torre fatta di pietre di grandi dimensioni, che viene spesso legata alla storia e alle tradizioni più antiche della Sardegna.  

E sono proprio i resti di quell’antica civiltà, non solo i nuraghi ma anche i protonuraghi, le tombe dei giganti, i templi a pozzo, le fonti sacre, complessivamente oltre 10 mila monumenti legati alle diverse attività e pratiche culturali della popolazione, a rappresentare una delle testimonianze archeologiche più diffuse e rappresentative della storia della Sardegna. Si pensi ai complessi nuragici di Su Nuraxi a Barumini, patrimonio mondiale Unesco, Arrubiu di Orroli, Genna Maria di Villanovaforru, Santa Vittoria di Serri, Santu Antine di Torralba, Santa Cristina di Paulilatino.  

Dal Neolitico all’Età del Ferro e via via attraverso le epoche successive, l’Isola è uno scrigno di tesori archeologici e architettonici, che raccontano di diverse fasi storiche e che al tempo stesso hanno trasformato il paesaggio culturale.  

Di fatto visitare i luoghi della cultura sardi equivale a compiere un viaggio nel tempo alla scoperta delle civiltà che nei millenni si sono avvicendate lasciando tracce e testimonianze evidenti, quali le città fenicio-puniche di Tharros, Norra e Sant’Antioco, i numerosi resti di ponti, acquedotti, teatri e terme di epoca romana, i monumenti giudicali e bizantini di Cagliari e Porto Torres, gli scavi di Sant-Eulalia, giusto per citare alcuni degli esempi più significativi.  

Senza dimenticare le architetture gotico-catalane, emblema della dominazione spagnola e le architetture fortificate come le torri costiere erette in diverse fasi del medioevo per la difesa del territorio dalle incursioni corsare e piratesche e utilizzate fino alla metà del diciannovesimo secolo come sistema di avvistamento e difesa lungo le coste.  

Le vacanze a sfondo culturale sono in calo nel nostro Paese nel triennio 2019-2021. Dopo la pandemia del 2020 si assiste ad una leggera ripresa, ma su livelli piuttosto bassi rispetto all’ultimo anno pre Covid. Secondo l’Istat i viaggi per visite al patrimonio culturale sono diminuiti dal 16,9% del totale dei viaggi del 2019 al 7,8% del 2021 e rappresentano dunque una quota molto ridotta rispetto alle vacanze per altri motivi (piacere, svago, riposo, sport).  

Con particolare riferimento al trimestre estivo del 2021 il 60,1% degli italiani include nella propria vacanza almeno un’attività culturale, prima di tutto visite a città e borghi (86,4% del totale), seguita dalle visite a monumenti e siti archeologici (42,6%), percentuale questa che risulta però in calo di 3 punti rispetto al trimestre estivo del 2019.  

Dall’analisi dei dati emerge chiaramente che il turismo culturale necessita di un cambio di paradigma per poter attrarre e coinvolgere maggiormente i viaggiatori. E questo vale sia a livello nazionale che regionale e locale.  

Oggi il turista ricerca una modalità più completa e appagante per trascorrere le vacanze, anche nuove modalità per immergersi nella cultura e nelle tradizioni del luogo.  

Per questo la Regione Sardegna già da qualche anno sta portando avanti un piano di valorizzazione del patrimonio culturale e archeologico non solo sotto il delicato aspetto della salvaguardia, ma anche come volano del turismo, in un quadro che coniughi i luoghi della cultura con le bellezze paesaggistiche.  

Per valorizzare il patrimonio artistico e culturale la Regione punta, ad esempio, sullo sviluppo dei distretti culturali che favoriscano la sinergia tra settore pubblico e privato anche in ottica di ottimizzazione degli interventi previsti dalle leggi nazionali e dai programmi comunitari.  

Tra le diverse attività intraprese dalle istituzioni regionali, ricordiamo la realizzazione del Catalogo generale del Patrimonio culturale della Sardegna mediante una banca dati informatizzata che al momento prevede 14 mila schede su beni archeologici, architettonici e artistici.  

Ma anche eventi dedicati agli operatori del settore e alle istituzioni locali, come ArcheologiKa, expo del turismo culturale andato in scena a Cagliari nel mese di ottobre, che mirano a far conoscere destinazioni, esperienze e in definitiva a contribuire a rafforzare il legame con la cultura millenaria dell’Isola.  

Non ultimo, l’impegno per far dichiarare i nuraghi patrimonio dell’umanità Unesco, la cui lista ad oggi include il villaggio nuragico di Su Nuraxi a Barumini. Proprio il sito archeologico di Barumini ha registrato 110 mila presenze nel 2022 con punte massime di 23 mila visitatori in agosto e 18 mila a settembre. Un chiaro segno che la strada intrapresa dalla Regione a livello di promozione e investimento sul turismo culturale è quella giusta. 

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