La Corte di appello di Lecce si è riservata di decidere sulla richiesta di revoca della sentenza di patteggiamento della pena per associazione mafiosa nei confronti dell’ex presidente delle Case di cura Riunite (Ccr) di Bari Francesco Cavallari. Questi, considerato tra gli anni ‘80 e ‘90 il “re Mida” della sanità privata pugliese, è morto nel gennaio 2021 a Santo Domingo.
Alla richiesta di revisione del processo avanzata dai difensori dei figli di Cavallari, Gaetano Sassanelli e Mario Malcangi, ha dato parere favorevole la Procura generale.
Cavallari, infatti, è l’unico degli imputati coinvolti nell’operazione “Speranza”, sul mai provato intreccio tra mafia, affari e politica nella gestione delle Ccr, ad aver ricevuto una condanna per associazione mafiosa.
Nel 1995, infatti, gli fu applicata con patteggiamento la pena a 22 mesi di reclusione per associazione mafiosa, falso in bilancio e corruzione, con conseguente confisca del patrimonio per 350 miliardi di lire che derivava proprio dal reato di mafia. Tuttavia, nel corso degli anni, tutti gli altri imputati accusati di associazione mafiosa sono stati assolti. Ultimi, nel maggio 2021, l’ex manager barese delle Ccr, Paolo Biallo (deceduto nel dicembre 2019) e il boss mafioso barese Savino Parisi. Da qui la richiesta di revoca dell’applicazione della pena per Cavallari per mafia. Se la richiesta della difesa dovesse essere accolta dai giudici, potrebbe aprirsi la strada alla restituzione dell’ingente patrimonio confiscato o una domanda di risarcimento per i danni subiti.