(Adnkronos) – Per le grandi infrastrutture, è partita la rincorsa tecnologica per recuperare i ritardi nei controlli di sicurezza. Dopo il disastro del Ponte Morandi, si diffondono i controlli con droni, Intelligenza Artificiale e IoT. Intanto, è in arrivo il bando dell’Anas per il monitoraggio e la manutenzione predittiva di 1.000 ponti e viadotti. Lo indica Webuild in una nota.
Il Sydney Harbour Bridge, ponte iconico australiano che rappresenta la più grande struttura ad arco in acciaio al mondo, quest’anno compie 90 anni: per tenere sotto controllo il suo stato di salute, gli australiani hanno inserito 2.400 sensori che misurano costantemente l’ampiezza delle vibrazioni. Anche il Golden Gate di San Francisco, per citare un altro ponte famoso nel mondo, viene monitorato con questa tecnica. Se lo avessimo fatto anche in Italia, si sarebbe potuto evitare il disastro del Ponte Morandi a Genova o quello, solo per un caso senza vittime, del ponte sul fiume Magra al confine tra Toscana e Liguria.
Adesso si cerca di recuperare il tempo perduto introducendo la pratica della manutenzione predittiva per tutte le opere infrastrutturali. Proprio in questi giorni si completa, con la pubblicazione degli ultimi due bandi in Gazzetta Ufficiale, la realizzazione del Programma Shm (Structural Health Monitoring), l’investimento per l’infrastrutturazione e il monitoraggio dei 1.000 ponti e viadotti della rete Anas finanziata dal Fondo nazionale connesso al Pnrr. Si tratta appunto dell’infrastrutturazione dei ponti attraverso l’installazione dei sensori e tecnologie IoT (Internet of Things), ovvero l’uso di Internet per consentire agli oggetti di comunicare informazioni, in cui lo stato di salute di un’infrastruttura o di un macchinario viene monitorato costantemente in modo da individuare le anomalie prima che si verifichino problemi.
La Metropolitana Milanese, che gestisce il ciclo idrico a Milano, tramite la struttura basata su intelligenza artificiale ha già realizzato un’applicazione che sfrutta 100.000 sensori nella rete idrica per identificare portanza ed eventuali perdite. In questo modo gli operatori dispongono delle informazioni e possono intervenire in modo tempestivo per le riparazioni necessarie a evitare gli sprechi.
Anche Autostrade per l’Italia (Aspi) insieme a Ibm e a Fincantieri sta realizzando un progetto che permetta di assicurare per le 4.500 opere della sua rete autostradale un’attività di sorveglianza e monitoraggio innovativa. Le infrastrutture vengono dotate di sensori che rilevano gli scostamenti da valori ottimali segnalando a una centrale eventuali situazioni difformi e offrendo così la possibilità di fare manutenzione predittiva. La nuova piattaforma di monitoraggio utilizza intelligenza artificiale, droni con laser-scanner e telecamere ad altissima risoluzione che effettuano una sorta di Tac delle superfici, IoT (Internet Of Things) e modellazione digitale 3D per analizzare un’opera attraverso il suo gemello digitale. I tecnici possono svolgere gli accertamenti accedendo in tempo reale a tutte le informazioni: calcoli e disegni del progetto originario e degli interventi successivi; controlli e manutenzioni programmate; indagini e prove sui materiali; esiti e dettagli delle precedenti ispezioni.
La strada è segnata e l’Italia deve necessariamente investire risorse e know-how per ammodernare i processi di controllo delle infrastrutture. Ma per le imprese di dimensioni piccole e medie può essere un impegno troppo gravoso. Non a caso Webuild, il principale gruppo di costruzioni in Italia, si è candidato al ruolo di capofila per un piano nazionale di opere di manutenzione. Una grande impresa, insomma, per lavorare con tutta la filiera facendo da general contractor rispetto all’attività di operatori di minori dimensioni, organizzando il lavoro, sovrintendendo le attività, interagendo con il committente. E dare più sicurezza agli italiani.