Aumento dei costi delle materie prime, difficoltà nel gestire le commesse, rischio chiusura per numerose aziende questo il quadro attuale del settore edile, presentato da Luigi De Santis, presidente Ance Giovani Puglia.
Presidente, per quale motivo si rende necessario rinegoziazione gli appalti pubblici?
«Oggi uno dei temi principali che riguarda l’edilizia è legato alla revisione dei prezzi. È evidente che c’è stata una impennata dei costi, stimata intorno al 35%, di realizzazione dei prodotti edili. A causa di questo tutti i business plan riguardanti le costruzioni sono saltati. L’aggravio dei costi delle materie prime e i repentini cambi delle regole del super bonus hanno creato un clima di incertezza tale determinare il congelamento del settore».
Cosa si rischia?
«La marginalità delle commesse si è abbassata così tanto che in alcuni casi non è fattibile per un imprenditore realizzare o addirittura completare un’opera. La contingenza del momento è questa. Probabilmente anche opere pubbliche immaginate in relazione al Pnrr dovranno essere rimodulate. Bisogna sempre considerare che nel settore edile c’è un “lungo periodo” che passa dal momento della progettazione a quello della chiusura lavori. Quando si è partiti non si poteva prevedere una tale impennata dei prezzi, adesso è necessario trovare una soluzione».
Economicamente cosa accadrà al settore?
«La conseguenza di tutto questo potrebbe essere il default di molte imprese o l’abbandono delle stesse commesse per evitare il fallimento. Potrebbe accadere, inoltre, come in alcuni casi già verificatisi, che le stesse gare di appalto vadano deserte, proprio perché molti imprenditori non ritengono “economicamente sicuro” aggiudicarsele e assumersi il rischio di un aumento incontrollato dei costi. È chiaro che le aziende che fanno impresa in maniera trasparente non potranno mai essere attratte da appalti in simili situazioni di incertezza».
Quanti sono i cantieri più a rischio?
«Non c’è una stima precisa, in questo momento rischiano tutti. È un problema diffuso».
Ci sono altre conseguenze che si stanno sottovalutando?
«L’infiltrazione mafiosa è una possibilità. Proprio a causa di queste logiche anti economiche. Poi bisogna considerare anche la questione della qualità dei prodotti. La ricerca spasmodica di un margine di guadagno potrebbe portare all’utilizzo di materiali scadenti o non completamente conformi. E non dimentichiamo il risvolto occupazionale».
Può spiegare meglio?
«La filiera dell’edilizia è molto lunga e coinvolge molti settori dell’economia. Notai, per le stipule, architetti, ingegneri, tecnici per la parte della progettazione, fornitori, enti pubblici e privati, qui non si parla solo di mano d’opera. Il nostro settore è sicuramente trainante in relazione al sistema Paese. Il superbonus, tanto contestato in fase attuativa, è una misura che tra indotto e gettito fiscale si è quasi del tutto autofinanziata. Senza considerare che alle spalle ha una filosofia più alta rispetto al puro “rilancio del settore”, che riguarda l’adeguamento alle direttive europee in termini di efficientamento energetico e antisismica».
Cosa proponete?
«L’aggiornamento dei prezzari sicuramente aiuterebbe. Il tema sconta un ritardo costante. Ad esempio, se parliamo di Puglia, sino ad ora sono stati aggiornate solo 1.700 voci su un totale di circa 14.000 voci. L’adeguamento avviene sempre dopo l’effettivo aumento. Cosi rincorriamo il problema e non lo risolviamo. Sarebbe opportuno avviare un monitoraggio costante di indici predefiniti per permettere un automatico adeguamento dei prezzi».
Con il Governo Draghi a che punto della trattativa si era arrivati?
«Il precedente Governo aveva aperto un tavolo di discussione a riguardo. Oggi continua ad esserci un’interlocuzione con l’attuale legislatura. È evidente che l’allarme è tale da richiedere delle soluzioni concrete e definitive. L’edilizia ha bisogno di programmazione perché i nostri prodotti hanno tempi lunghi di realizzazione e cambiare le regole in corso d’opera non giova alle imprese e ai committenti».
Come valuta il cambio di rotta sul Superbonus avviato dal nuovo Governo?
«Siamo consapevoli della necessità del governo di tenere sotto controllo la spesa pubblica. Adesso però bisogna fare molta attenzione a non penalizzare i condomini che sono partiti per ultimi e che a causa della difficoltà nel trovare capitali hanno avuto tempi di gestazione più lunghi».