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Caro energia e cambiamenti climatici mandano in crisi i birrifici artigianali: costi aumentati del 200%

Il caro energia non risparmia i birrifici artigianali. Anche in questo settore i costi sono “esplosi” con un balzo negli ultimi due anni che va dal +200% dell’energia al +45% per gli imballaggi fino al +40% per le bottiglie, mentre le lattine hanno segnato +10%, i tappi +22%, i fusti di plastica +23%. A incidere…

Il caro energia non risparmia i birrifici artigianali. Anche in questo settore i costi sono “esplosi” con un balzo negli ultimi due anni che va dal +200% dell’energia al +45% per gli imballaggi fino al +40% per le bottiglie, mentre le lattine hanno segnato +10%, i tappi +22%, i fusti di plastica +23%. A incidere ci sono anche i cambiamenti climatici a causa dei quali, nel 2022, si è registrato un taglio di un terzo del raccolto dell’orzo per il malto.

È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti e del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana in occasione della giornata nazionale della birra 100% Made in Italy.

Solo in Puglia i microbirrifici sono 110, con le province di Bari e Lecce che guidano la classifica regionale con rispettivamente 42 e 31 aziende, seguite da Foggia con 17 birrifici, Taranto 15 e Brindisi 5. La nuova tendenza è la “birra agricola a Km0”, un prodotto sempre più “smart” inventato dalle aziende agricole pugliesi, che se la gioca bene sul fronte del gusto e dell’innovazione, come la birra al carciofo, la birra di grano “Cappelli”, la birra di fichi, piuttosto che la birra alla canapa.

I pugliesi che consumano birra quotidianamente sono 180mila, numeri che hanno fatto esplodere il fenomeno delle birre artigianali e di quelle agricole.

Proprio per questo è nato il Consorzio a tutela della birra artigianale Made in Italy che garantisce l’origine delle materie prime, dal luppolo all’orzo e la lavorazione artigianale contro la proliferazione di finte birre artigianali e l’omologazione dei grandi marchi mondiali.

«Alle difficoltà di produzione si aggiunge, a causa dei costi dell’energia elettrica, anche la carenza sul mercato di anidride carbonica Co2 ad altissimo grado di purezza utilizzata per l’imbottigliamento. Per questo – affermano Coldiretti e Consorzio – il progetto presentato per il Pnrr prevede lo sviluppo di una tecnologia che permetterebbe il recupero dell’80%dell’anidride carbonica generata in fase di produzione della birra. Il forte incremento dei costi sta spingendo a riorientare la produzione di alcuni birrifici verso l’uso delle lattine piuttosto che bottiglie di vetro. La costruzione di una filiera 100% Made in Italy per il luppolo, l’orzo e il malto come quella sostenuta da Coldiretti e Consorzio di tutela è quindi strategica per garantire da un lato l’alta qualità delle materie prime da usare e dall’altro le quantità necessarie alla produzione con investimenti in ricerca, macchinari, varietà coltivate creando un rapporto più solido tra i produttori di birra ed i coltivatori di orzo, luppolo e altre materie prime complementari. Fondamentale per la filiera della birra dal campo alla tavola è anche il sistema nazionale di invasi proposto dalla Coldiretti per conservare l’acqua quando è abbondante o addirittura troppa e la possa poi redistribuire ai campi e agli agricoltori nei periodi di maggiore siccità come quello appena affrontato la scorsa estate».

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