«La festa di Halloween sradicata dal suo senso cristiano, rischia di far cadere soprattutto i nostri giovani in errore». Alla vigilia della festa pagana importata dai Paesi anglosassoni, l’arcivescovo di Lecce Michele Seccia pone una netta linea di confine religioso, ma anche culturale, rispetto a un evento che da qualche anno ha preso prede anche in Italia generando – fra le altre – anche un giro d’affari che – in tempi di crisi – non è disdegnato dai negozianti senza tralasciare che sul tema detta legge l’online e le attività gestite da cinesi. Seccia smuove l’acqua “stagnante” attorno a un evento che ormai, dopo le diffidenze le iniziali, sta entrando sempre più prepotentemente nel costume della società italiana. Ma quali rischi intravede Seccia per i giovani? Lo fa con una raccomandazione di non poco rilievo rivolta a tutto il clero: «Vi ringrazio per il cammino di santificazione a cui spesso invitate i fedeli, affinché non vi sia alcuna mescolanza tra fede e pratiche superficiali o, persino, superstiziose. So anche molto bene quanto desideriate purificare le menti e i cuori da alcune nuove mode, come la festa di Halloween, che, sradicata dal suo senso cristiano, rischia di far cadere soprattutto i nostri giovani in errore».
Va detto che Halloween si è affermata come evento consumistico e festaiolo, così come è stata importata soprattutto negli States. Tuttavia anche in Italia, soprattutto nel Mezzogiorno, vi è una tradizione che non riguarda solo il Nord Europa. Basti pensare ai “dolci dei morti”. Tradizione viva in Sicilia (le ossa di morto) e Sardegna (Passinas), ma anche in Puglia sono noti il Grano dei morti (Foggia) e le Fanfulliche (Salento). L’ambizione della Chiesa è di “riappropriarsi” di Halloween, liberando la ricorrenza dagli aspetti consumistici avvicinando i ragazzi al senso della vita e della morte.
«Come è noto – scrive monsignor Seccia ai sacerdoti della diocesi in una lettera inviata per le ricorrenze d’inizio mese -, ci apprestiamo ad entrare nel mese di novembre, in cui tradizionalmente commemoriamo i nostri defunti. I fedeli e, in verità, anche coloro che abitualmente non frequentano le nostre comunità, sono soliti far visita al cimitero e ricordare i propri cari, portando dei fiori e recitando qualche preghiera. A noi sacerdoti spetta il compito di educare il nostro popolo a vivere con spirito di fede questa pia tradizione, incentivando la predicazione sulla vita eterna e ricordando quelle verità di fede che vengono spesso trascurate. Il nostro compito, però, non si deve limitare a un generico annuncio sui temi escatologici, ma, come già fate, deve incidere nella vita dei credenti, i quali sono chiamati a sentirsi avvolti dalla misericordia del Padre e a vivere in questo mondo come ‘cittadini del cielo’, circondati da ‘un gran numero di testimoni’, e ‘cercando le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra del Padre».
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Di Andrea Contaldi16 Novembre 2024