Interrogato per tre ore dal gip del tribunale di Bari e dal pm alla presenza dei difensori dei sei indagati (questi ultimi collegati in videoconferenza), Domenico Solazzo, testimone di giustizia che vive in una località protetta, ha confermato le accuse contro il capo clan della “Società foggiana” Emiliano Francavilla, e contro Michele Ragno che, secondo la sua versione, gli ordinarono di installare un gps sotto l’auto del suo datore di lavoro, l’imprenditore edile Antonio Fratianni, che il clan Francavilla intendeva uccidere per non aver restituito la somma di 600mila euro che aveva ottenuto in prestito per un investimento immobiliare.
L’agguato fu sventato il 26 giugno grazie all’intervento della squadra mobile di Foggia.
In mattinata Solazzo è stato interrogato con la formula dell’incidente probatorio. La sua testimonianza è stata acquisita negli atti processuali, pertanto in un eventuale processo non sarà ascoltato. Solazzo inizialmente fu fermato con i sei indagati perché accusato in concorso di tentato omicidio aggravato dalla mafiosità.
Immediatamente decise di collaborare con la giustizia, pertanto la Dda ha chiesto l’archiviazione delle accuse nei suoi confronti. Solazzo ha anche confermato che Ragno gli riferì che proprio Fratianni aveva cercato di uccidere Antonello Francavilla (fratello di Emiliano) e il figlio 15enne di quest’ultimo la mattina del 2 marzo scorso a Nettuno in una abitazione dove era agli arresti domiciliari per estorsione. Per questo duplice tentato omicidio Fratianni è stato fermato il 2 agosto scorso.