Fanno ben sperare in un miglioramento della sicurezza sul lavoro a Bari, i numeri sugli infortuni nei settori di edilizia e agricoltura diffusi da Inail. Ma la strada da fare è ancora lunga visto l’ancora alto numero di denunce da parte dei lavoratori.
Dal confronto preliminare tra i mesi di gennaio-agosto 2022 con lo stesso periodo dell’anno precedente, è emerso che in tutta la regione e a Bari sono diminuiti gli infortuni mortali. Se nel 2021 fino ad agosto si erano verificate 22 morti, nello stesso periodo del 2022 queste sono scese a 14, con un calo del 36,36%. Il capoluogo è in linea con la media regionale anch’essa in diminuzione: in tutta la Puglia le morti sul lavoro sono scese del 27,69%, passando dalle 52 del periodo gennaio-agosto 2021 alle 34 di gennaio-agosto 2022.
«Non sono numeri ma persone – spiega Giuseppe Boccuzzi, segretario generale della Cisl Bari-Bat – è con questo grido di dolore che abbiamo terminato come Cgil-Cisl-Uil, una settimana di mobilitazione nazionale nei luoghi di lavoro e nei territori per richiamare le istituzioni e il sistema delle imprese ad un impegno collettivo partecipato per fermare una scia di eventi infortunistici che uccide in media 3 lavoratori al giorno o ne lascia in menomazione fisica, più o meno grave, altrettanti 1200 al giorno di media». A destare ancora preoccupazione sono i numeri delle denunce di infortuni e malattie professionali. In questo caso i dati del 2022 fotografano un peggioramento. A Bari si è passati dalle 5433 denunce del periodo gennai-agosto 2021, alle 7033 dello stesso periodo del 2022 con un aumento percentuale del 29,45%. Legato a questo fenomeno c’è quello delle malattie sviluppate durante lo svolgimento del proprio lavoro. Sempre secondo Inail, a Bari nel 2021 sono state presentate 664 denunce per malattia professionale nel settore dell’edilizia e dell’agricoltura, il 15,64% del totale.
Le malattie professionali, sono un vero e proprio nemico invisibile dei lavoratori per i loro effetti nefasti diluiti nel tempo, spesso non correlati all’attività lavorativa, ma che si stima uccida 3 volte tanto al giorno rispetto agli incidenti mortali sul lavoro. «È scaduto il tempo, non servono a niente i tweet di indignazione collettiva, occorre mettere in campo in tempo una strategia nazionale in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro che vada nel segno di un rafforzamento consistente degli attuali organici preposti al controllo e alla vigilanza – aggiunge Boccuzzi – un loro più efficace coordinamento, punizioni severissime per chi non rispetta le norme in materia ma altrettanti meccanismi di premialità per le imprese che investono in sicurezza». Fondamentale per i sindacati è partire dalla formazione e la sensibilizzazione in primis dei lavoratori. «Occorre una grande campagna di informazione che coinvolga i lavoratori ma che possa accompagnare i processi di apprendimento scolastici per far germogliare nelle future generazioni di lavoratori e imprenditori il seme della cultura della sicurezza sui luoghi come principio fondante della dignità della lavoro – conclude Giuseppe Boccuzzi -Contrastare con sanzioni severe lavoro nero, grigio o non contrattualizzato e ridurre al minimo la catena dei subappalti è sicuramente un’altra medicina per curare questa malattia del lavoro insicuro e delle condizioni insalubri o rischiose dei posti di lavoro. La cultura della prevenzione e la sensibilizzazione dei lavoratori ad un maggior grado di consapevolezza dei propri rischi professionali, può certamente arginare gli effetti negativi».