(Adnkronos) – L’opposizione si conferma divisa. Anche oggi nel giorno della fiducia alla Camera al governo Meloni. Pd, M5S e Azione/Iv voteranno contro ma nelle dichiarazioni di voto, la postura è distinta. Da un Terzo Polo aperturista a Giuseppe Conte che definisce l’opposizione grillina con due aggettivi: “Implacabile e intransigente”. Per i dem interviene in aula Enrico Letta e l’atteggiamento del segretario Pd ha più consonanze con l’intransigenza grillina sebbene su un punto ci sia una netta distinzione: la guerra in Ucraina. “Saremo alternativi ma quando dovremo, come sul tema dell’Ucraina, fare scelte insieme, lo faremo senza timore e senza ambiguità”, dice il segretario Pd.
Ben diverse le parole di Conte che si rivolge così a Meloni: “Lei non ha mai accennato all’unica via d’uscita: pace, le ricorda qualcosa”. E ancora: “Lei ha indicato alla Difesa chi fino al giorno prima ha fatto gli interessi dell’industria bellica”, prova “di una corso al riarmo che lei farà e sta facendo in continuità col governo precedente. Ma è una corsa che il M5S ha già arginato e continuerà a farlo fermamente”.
E per quanto riguarda il Terzo Polo, la premier Giorgia Meloni si prende il plauso dei renziani sulla commissione d’inchiesta Covid, cavallo di battaglia di Italia Viva. Riccardo Molinari della Lega ha già depositato la proposta di legge per l’istituzione dell’organismo e già corrono i rumors sul fatto che la presidenza potrebbe andare proprio a Iv. Sulla gestione della pandemia torna l’asse giallorosso. Letta definisce un “passaggio da brividi” quello di Meloni su “Covid e salute. Siamo orgogliosi di avere nel nostro gruppo il ministro Roberto Speranza”.
Se Letta e Conte si ritrovano sulla stessa linea nella critica all’assenza di proposte concrete da parte della premier Meloni sulle emergenze economiche e sociali, in primis il caro bollette, torna però la distinzione sul governo Draghi. Dice il leader M5S: “Presidente Meloni, in un’ora di intervento lei non ha speso una sola parola per darci una indicazione concreta sulle misure che intende adottare sul caro bollette, sul caro prezzi, che è la questione più urgente che abbiamo. Nulla di nulla. Non ci ha detto nulla sugli extraprofitti, sullo scostamento di bilancio: prima o poi dovremo decidere”.
Stessi toni da Letta: “Non abbiamo capito che farete nei prossimi mesi. Non abbiamo capito cosa succederà alle bollette degli italiani, sul tema del disaccoppiamento e sul tetto del gas non abbiamo capito cosa succederà. Non abbiamo capito nulla di cosa sarà la legge di bilancio. Sul fisco abbiamo capito una sola parola: condoni. Non ci troverà su questo”.
Ma poi tornano le distanze. Letta rivendica: “Noi siamo stati lineari coerenti, siamo orgogliosi di aver sostenuto il governo di Mario Draghi, un governo del quale abbiamo fatto parte convintamente”. Per Conte invece una certa continuità di Meloni con il precedente esecutivo diventa motivo di critica. “Il segnale più evidente della continuità con il governo Draghi è il ministero dell’economia a Giorgetti. Questo spiega l’opposizione morbida al governo uscente, non è che alla fine l’agenda Draghi la vuole scrivere lei?”. E a suggello delle divisioni dell’opposizione arriva in serata un tweet di Carlo Calenda. Contro il Pd e Debora Serracchiani, vittima di un affondo piuttosto efficace di Meloni nella replica. “Non ho mai visto un autogol clamoroso come quello di Debora Serracchiani che accusa Meloni di ‘volere le donne un passo dietro agli uomini’. Se l’opposizione del Pd è questa la destra può dormire sonni tranquilli”, il commento del leader di Azione.