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Csel, oltre metà risorse fondi rigenerazione urbana a comuni campani

(Adnkronos) - Sono 5.268 i progetti che sono stati candidati dai comuni italiani per provare a intercettare le risorse stanziate dalla Legge di stabilità 2022 destinate alla cosiddetta rigenerazione urbana. Un fiume di istanze la maggior parte delle quali è però tornata al mittente posto che le risorse disponibili (circa 297 milioni di euro) sono…

(Adnkronos) – Sono 5.268 i progetti che sono stati candidati dai comuni italiani per provare a intercettare le risorse stanziate dalla Legge di stabilità 2022 destinate alla cosiddetta rigenerazione urbana. Un fiume di istanze la maggior parte delle quali è però tornata al mittente posto che le risorse disponibili (circa 297 milioni di euro) sono state sufficienti per finanziare solo 202 progetti, presentati da 63 comuni. Sono alcuni dei numeri emersi da una elaborazione di Centro Studi Enti Locali per l’Adnkronos basata su dati del Viminale. Ben il 96% di quelle istanze non è stata accolta, suscitando non poche perplessità da parte delle amministrazioni locali escluse. 

La ragione dei malumori sui criteri usati per assegnare i fondi destinati a ridurre i fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale, è radicata nel fatto che le esclusioni hanno interessato intere regioni. A fronte di richieste provenienti dall’intera penisola, le uniche regioni in cui ci sono comuni che beneficeranno del fondo 2022 sono: Calabria, Campania, Marche, Puglia e Sicilia. In particolare, la Campania ha catalizzato, da sola, oltre metà dei finanziamenti (oltre 162 milioni, pari al 55% del totale). I Comuni siciliani beneficeranno di contributi per un totale di oltre 60 milioni (20%), quelli calabresi otterranno poco meno di 50 milioni (17%), mentre quelli pugliesi e marchigiani avranno risorse pari, rispettivamente, a 20 milioni (7%) e 5 milioni (2%). 

Alla pubblicazione delle graduatorie hanno fatto eco alcune prese di posizione molto contrariate che hanno messo in discussione la bontà dei criteri di riparto adottati. In particolare, il presidente di Anci Sardegna, Emiliano Deiana, si è detto sorpreso e spiazzato “nel riscontrare l’assenza del territorio regionale dall’elenco delle istanze positivamente esitate in graduatoria e presenti nell’allegato al Decreto 19 ottobre 2022; una Regione che ha un bisogno estremo, nei territori marginali, di interventi di rigenerazione urbana e umana. I criteri adottati sono punitivi verso la Sardegna e andrebbero ribaltati da una politica seria e che tratta tutti i territori con equità e lungimiranza”. Altrettanto forte la contrarietà espressa dal presidente di Anci Lombardia, Mauro Guerra, che ha chiesto regole più equilibrate e condivise sostenendo che l’indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm), sul quale si fondava il riparto in questione, non coglierebbe “l’entità delle reali condizioni di vulnerabilità nei diversi contesti locali” e produrrebbe “effetti distorsivi che finiscono per generare squilibri ingiustificati tra i territori”. 

Ma che cos’è l’Ivsm? L’indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm) è un indice attraverso il quale l’Istat riesce a fotografare il grado di “fragilità” socio-economica di un territorio. Questo avviene attraverso il calcolo di sette indicatori tori riferiti alle dimensioni della vulnerabilità sociale e materiale ritenute più rilevanti per la formazione di una graduatoria nazionale dei comuni: incidenza percentuale delle famiglie monogenitoriali; delle famiglie con 6 o più componenti; della popolazione di età compresa fra 25 e 64 anni analfabeta e alfabeta senza titolo di studio; delle famiglie con potenziale disagio assistenziale; della popolazione in condizione di affollamento grave; di under 30 fuori dal mercato del lavoro e dalla scuola; delle famiglie con potenziale disagio economico.  

Tutti fattori che vedono, nella stragrande maggioranza dei casi, comuni del sud detenerne i tristi primati. Basti pensare che, prendendo come riferimento il parametro Ivsm dei comuni che hanno inviato le proprie istanze al Viminale per accedere ai fondi in questione, non c’è un solo comune, tra i primi 100 con Ivsm più alto, che non sia campano, calabrese, siciliano o pugliese. Da qui, chiaramente, è disceso il fatto che le risorse per la rigenerazione urbana fossero appannaggio esclusivo di 5 regioni del Mezzogiorno. 

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