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Alta tensione in maggioranza. Cassano può tornare in Arpal

Mastica amaro il governatore Michele Emiliano all’indomani dello schiaffo ricevuto in Consiglio regionale su Massimo Cassano. Il suo fedelissimo, dg dell’Arpal, cacciato da un pezzo di maggioranza formato da Pd e Cinque Stelle in contrapposizione ai gruppi civici che fanno capo proprio a Emiliano. Lo strappo apre scenari inquietanti sulla parte finale della legislatura e…

Mastica amaro il governatore Michele Emiliano all’indomani dello schiaffo ricevuto in Consiglio regionale su Massimo Cassano. Il suo fedelissimo, dg dell’Arpal, cacciato da un pezzo di maggioranza formato da Pd e Cinque Stelle in contrapposizione ai gruppi civici che fanno capo proprio a Emiliano. Lo strappo apre scenari inquietanti sulla parte finale della legislatura e sulla possibilità di una convivenza pacifica all’interno del centrosinistra. Emiliano, filtra dal suo entourage, al momento non vuole “vendicarsi” con gli alleati disobbedienti né assumere iniziative per contrastare il “licenziamento in tronco” di Cassano. L’unica strada, in realtà, potrebbe aprirsi quando la giunta regionale dovrà pubblicare il bando per selezionare il nuovo dg di Arpal, previsto dalla legge che ha istituito un cda a capo dell’agenzia per il lavoro. Se Cassano decidesse di partecipare alla selezione, avrebbe i titoli necessari e un’esperienza invidiabile rispetto ai concorrenti considerando i due anni in cui ha retto da commissario l’agenzia e i successivi due da direttore generale. Così facendo Emiliano potrebbe farlo rientrare dalla finestra dopo l’ingloriosa uscita dalla porta principale. Nel frattempo si allontana sempre più l’ipotesi di un rimpasto nella squadra degli assessori. Un passaggio questo che, secondo alcuni, il governatore potrebbe usare come “clava” per regolare i conti con Pd e Cinque Stelle. Non a caso i grillini scalpitano per ottenere il secondo assessorato nonostante sostengano di non aver chiesto nulla al presidente dopo il risultato ottenuto alle scorse politiche.

L’unico dato certo resta il clima irrespirabile dopo l’ultima seduta che ha cristallizzato la spaccatura e, di fatto, l’ingovernabilità della Puglia. La conferma arriva dai commenti in ordine sparso e dalle fibrillazioni che spuntano come funghi anche in casa Emiliano, nelle sue liste civiche. «L’esito del voto sul riordino della governance di Arpal – sottolinea il capogruppo dei Popolari Massimiliano Stellato – ha sancito il sovvertimento degli equilibri di coalizione e lo scollamento tra governo e maggioranza consiliare. Ma non solo. L’ordine sparso sul voto da parte delle civiche attesta che il loro coordinamento unitario è un auspicio che per ora rimane solo nelle intenzioni». Una triste ammissione dopo che il consigliere Paolo Leoci, civico anche lui, ha disobbedito alla linea Emiliano di non votare la decadenza di Cassano. «Il valore aggiunto della coalizione – conclude Stellato – che nel 2020 ha portato alla vittoria di Emiliano, è dato dal carattere plurale e coeso fondato sull’alleanza tra Pd e movimenti civici. Questa è l’alleanza da salvaguardare perché l’apporto delle civiche non può essere declassato, rispetto al M5S che ha perso le elezioni regionali e che Emiliano ha portato in maggioranza nonostante i malumori alcuni di noi». Peccato che il consigliere dem Michele Mazzarano la pensi all’opposto: «Questa lunga battaglia su Arpal è stata ispirata da principi e visione che accomunano Pd e M5S. Il passaggio consiliare rinsalda il rapporto fra Pd e pentastellati che, auspico, possa svilupparsi anche a livello nazionale». Chissà se oggi anche il presidente Emiliano la pensa così.

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