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«La fotografia per me è seduzione e magia»

Scoprire cosa c’è dietro una foto, dietro uno scatto che riesce a fissare il momento e l’espressione, che resti nel tempo immutato. Questo è quello che Antonella Aresta fa ogni giorno con la sua macchina fotografica e la sua voglia di non mollare mai…anche se si nasce e si vive a Bitonto che non è…

Scoprire cosa c’è dietro una foto, dietro uno scatto che riesce a fissare il momento e l’espressione, che resti nel tempo immutato. Questo è quello che Antonella Aresta fa ogni giorno con la sua macchina fotografica e la sua voglia di non mollare mai…anche se si nasce e si vive a Bitonto che non è proprio New York.

Chi è Antonella Aresta?
«Antonella nasce in un paesino della Puglia, Bitonto, che non ha mai offerto nulla dal punto di vista artistico, per questo ho da subito cercato di trovare fuori le ispirazioni tra Milano, Firenze, Roma dove ho raccolto le mie soddisfazioni ma mai dimenticando da dove sono venuta. Perché penso che proprio essere nata in una cittadina che non offre molto mi ha dato la spinta e la determinazione ad emergere, a scalare la montagna e a raggiungere i miei obiettivi. Oggi posso dire di essere donna, mamma, moglie, imprenditrice e soprattutto figlia ed artista. Ho la mia visione delle cose e questo è il mio carattere distintivo. Sin da piccola ho avuto le idee chiare e oggi continua ad essere così. Mi sveglio pensando di produrre la foto più bella e che mi lasci soddisfatta. Ecco svelato il mio segreto»!
Da quando è nata la sua passione per la fotografia?
«A 10 anni per la mia prima comunione mi fu regalata una macchina fotografica e le foto della piccola festa della mia prima comunione sono state il mio primo lavoro. Ho continuato a chiedere a mio padre di comprarmi una macchina fotografica e lui, un grandissimo uomo ma operaio, me la comprò a rate con tantissimi sacrifici ma con la sicurezza che il mio non era un capriccio. Da lì il Liceo Artistico, gli studi a Roma e tanti set mi hanno formata».
Cosa rappresentano per lei le immagini e le foto
«La fotografia ha il compito di raccontare, emozionare, catturare, è un potente mezzo di comunicazione. Oggi vengono prodotte migliaia di foto al giorno, è una forma di espressione alla portata di tutti, non è più tecnica è un linguaggio che usano tutti, quindi bisogna distinguersi attraverso la propria identità senza copiare. La fotografia per me è seduzione, emozione, magia, deve far sognare l’ interlocutore, il fotogramma che creo rappresenta un istante della mia visione di realtà. E tutto questo può venir fuori da errori ripetuti che creano lo stile personale. La foto può e deve far pensare. Infatti nella mia personale Flowers, dedicato alle donne, lancio un messaggio di inclusione alla diversità in tutte le sue forme. Perché anche questo è il nostro compito, sensibilizzare e affrontare tematiche importanti».
Come si è evoluta la sua carriera?
«A 17 anni sono stata scelta come assistente di un fotografo di Moda Milanese, poi ho studiato a Roma fotografia diplomandomi in fotografia aerea, ho volato sui deltaplani quando ancora i droni non esistevano, successivamente ho vinto un concorso con Cinerai e ho calcato come fotografa il set Notte prima degli esami oggi con Fausto Brizzi. Voglio raccontare un piccolo aneddoto. Mio padre non voleva andassi perché aveva paura ed io, per non esser bloccata sono scappata di notte con la complicità dei miei amici che mi accompagnarono a prendere il primo treno per Roma. Ed è in questi spostamenti che ho avuto l‘onore di incontrare uno dei più grandi direttori della fotografia Vittorio Storaro. Con lui il mondo è diventato a colori, ho capito come utilizzare la luce e ad educare il mio occhio che aveva bisogno di questo e di guardare immagini, quelle anche fotografate dai grandi e sognare di farle anche io. Ho curato le immagini di molti musicisti italiani e non Concato, Fabrizio Bosso, Brian Eno, Chris Colleman, solo per citarne alcuni. Ho poi realizzato una mostra di enorme successo che prende il nome di Music life, dedicata a mio nonno che grazie alla musica e al far parte del gruppo dei prigionieri russi è riuscito a salvarsi. E poi la fotografia mi ha permesso di conoscere mio marito, Nino, componente di una band che fotografai quando mi recai al Teatro Petruzzelli a consegnare delle foto a Stef Bruns. Con lui è stato amore immediato e dopo 3 mesi mi ha chiesto di sposarlo e così è stato! Oggi abbiamo un bambino di Nome Samuele che ha 4 anni e ha stravolto la mia professione rendendomi più vincolata negli spostamenti ma credo veramente di avere tutto nella vita».
Qual è un’immagine che ti rappresenta di più?
«La fotografia, tributo a Gastel, uno dei fotografi che amo più di tutti, che ritrae una donna in tutta la sua eleganza con un copricapo pieno di fiori, ecco io così vedo la donna. Elegante e raffinata, credo mi rappresenti.

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