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È arrivato il momento di andare oltre l’emergenza

Tutti i provvedimenti che il Governo ha emesso nel decreto-legge recante misure urgenti per contrastare gli effetti del conflitto in Ucraina, in particolare sulla crescita dei costi dell’energia, sono sicuramente da apprezzare. Ancora una volta, così come già accadde durante il periodo Covid, quando vennero riconosciuti in maniera straordinaria ad aziende e persone, contributi, ristori…

Tutti i provvedimenti che il Governo ha emesso nel decreto-legge recante misure urgenti per contrastare gli effetti del conflitto in Ucraina, in particolare sulla crescita dei costi dell’energia, sono sicuramente da apprezzare.

Ancora una volta, così come già accadde durante il periodo Covid, quando vennero riconosciuti in maniera straordinaria ad aziende e persone, contributi, ristori e garanzie pubbliche, l’Italia è finalmente riuscita ad essere tempestiva ed efficace, forse più di altri paesi europei.
Anche grazie all’opera di noi Commercialisti che decriptiamo norme, raccogliamo dati ed inviamo tempestivamente moduli, il Governo Draghi sta cercando di contribuire tangibilmente ad aiutare famiglie e imprese a superare momenti così difficili come quelli che stiamo vivendo da molto tempo e ai quali non eravamo più avvezzi, dopo oltre 60 anni di crescita e benessere.
Ma questo non può bastare: si tratta infatti di bonus per le famiglie, crediti d’imposta per le aziende e rateizzazioni nei pagamenti che pur apprezzabili non possono che essere evidentemente temporanei.
I fenomeni inflattivi che si stanno profilando, uniti all’incertezza che pervade il mondo non solo economico, ma anche sociale, devono portare a riflessioni più strutturali che portino il nostro Paese, ed in senso più lato l’intera Europa, a cercare di tornare a condurre i fenomeni, non solo più a subirli.
E questa condizione deriva, non solo dall’inadeguatezza della coesione politica all’interno del nostro continente, ma dalla carenza nei processi formativi della popolazione e della sopravvenuta incapacità di soffrire, figlia della ricostruzione post-bellica e di quell’ascensore sociale cui per anni le famiglie hanno puntato perché i propri giovani si laureassero, che oggi sembra inesorabilmente flettere, riducendo l’importanza dl titolo universitario.
I fenomeni della globalizzazione hanno acuito questa situazione e l’attrazione di percorsi formativi skillati fuori dai confini italiani portano i migliori giovani a lasciare il nostro Bel Paese per tornarvi solo per vacanze, alimenti di livello e per salutare doverosamente la mamma.
Serve tornare a formazione e professionalità.
Percorsi universitari che selezionino e creino competenze nascono da una programmazione accurata che porti il corpo docente ad essere correttamente remunerato, dotato di mezzi appropriati ed aperto alle testimonianze del mondo del lavoro che permetta altresì un adeguato job placement.
La conseguente sopravvenuta professionalità venga accuratamente preservata dai corpi intermedi, quali Ordini ed Istituzioni, che assicurino senza tutele corporative, un adeguato livello tecnico dei propri Iscritti per permettere una crescita culturale che, altrimenti, continua ad involvere, e che vede una concorrenza agguerrita da paesi stranieri che, sino a ieri, consideravamo a torto non adeguati.
Una ritrovata passione può rappresentare l’incipit per evitare che l’Europa non sia, come si sente sempre più spesso dire, il museo del mondo.

Luca Asvisio
Presidente Ordine dei Commercialisti di Torino

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