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Imprese, la ricetta di Diana Bracco: “Innovate sempre”

(Adnkronos) - "L’internazionalizzazione del gruppo è di questi ultimi decenni. Oggi siamo presenti sui mercati di oltre cento paesi, mentre un tempo si faticava ad uscire dall’Italia. Ecco, credo che questo sia il tratto distintivo della parte percorsa più recentemente". L'imprenditrice Diana Bracco, intervistata dall'Economia del Corriere, ripercorre partendo da qui i 95 anni di…

(Adnkronos) – “L’internazionalizzazione del gruppo è di questi ultimi decenni. Oggi siamo presenti sui mercati di oltre cento paesi, mentre un tempo si faticava ad uscire dall’Italia. Ecco, credo che questo sia il tratto distintivo della parte percorsa più recentemente”. L’imprenditrice Diana Bracco, intervistata dall’Economia del Corriere, ripercorre partendo da qui i 95 anni di attività del suo gruppo.  

Questo processo di marcata internazionalizzazione si è concretizzato con alcune scelte decisive. “Mi piace ricordare che nel 1994 abbiamo acquisito la Squibb Diagnostics di Princeton, nel New Jersey, da Bristol Myers Squibb. Mentre più recentemente abbiamo ceduto l’intera parte di prodotti farmaceutici, comprese alcune specialità da banco molto note, per concentrare la nostra attività sui mezzi di contrasto”. Bracco parla di questo passaggio come di “una scelta strategica di grande valore, che ci ha portato a essere protagonisti mondiali nel settore dei mezzi di contrasto. Oggi controlliamo un terzo del mercato mondiale del settore dei mezzi di contrasto ai Raggi X e negli Stati Uniti nell’ultimo anno siamo cresciuti del 47 per cento, in Cina del 37 per cento”.  

Cosa hanno rappresentato i mercati esteri. “Anzitutto un aumento delle opportunità. Poi, se penso alla Fda americana, l’ente regolatore, questo ha rappresentato la necessità di alzare notevolmente l’asticella qualitativa dei nostri prodotti. Ora anche gli organismi nazionali ed europei hanno standard elevatissimi”.
 

Il segreto per rimanere competitivi. “In casi come quello di Bracco, l’azienda introietta l’anima della famiglia. Se questo spirito viene condiviso con i collaboratori le aziende famigliari hanno un vantaggio competitivo importante anche rispetto ai gruppi di maggiori dimensioni. Anche per questo abbiamo dato vita all’archivio storico digitale, per dare un segno di identità anche a chi lavora per noi a molti chilometri da Milano”.
 

Il rischio crisi nel ricambio generazionale. “Non è il nostro caso. Io rappresento la terza generazione e sono da molti anni in azienda, dove ho raccolto il testimone da mio padre. Ma la quarta generazione è già pronta, con Fulvio Renoldi Bracco, figlio di mia sorella. Il segreto è questo: la linea successoria deve essere chiara”.
 

L’ipotesi Borsa. “Anni fa siamo stati molto vicini alla quotazione. Eravamo pronti. Poi degli improvvisi rovesci di mercato hanno bloccato tutto. È stata una benedizione, per fortuna non ci siamo quotati. Così siamo più liberi, meno vincolati ai risultati trimestrali, più padroni delle nostre scelte. Però, il processo di avvicinamento ci è servito: abbiamo mantenuto la struttura che avevamo creato, siamo cresciuti anche attraverso questo percorso”.  

Rischio recessione e futuro. “L’impatto reddituale non sarà di poco conto anche per Bracco. Questo ci sprona a una più rigida gestione delle spese, in modo da garantire le risorse necessarie per proseguire nel piano di investimenti. La nostra strategia per i prossimi anni punta su 5 programmi fondamentali: rafforzare il business della radiologia, adottare misure di ottimizzazione e razionalizzazione dei processi produttivi, espandere le nostre piattaforme di crescita (imaging molecolare, Ceus/microbolle, medical devices), eccellere nei mercati emergenti e accelerare la trasformazione digitale”. 

Il consiglio ai giovani. “Prima di tutto: non mollare mai. Poi, non bisogna fare le cose perché tutti le fanno, ma perché servono. Vanno curate le competenze e al tempo stesso, appena possibile, vanno esplorati nuovi settori, nuovi mercati. Innovare è la chiave del successo. Sia che si tratti di prodotti che di processi. Non si prescinde dall’innovazione”. 

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