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Rotta dalla Turchia e scafisti dell’Est: l’improvvisa impennata di sbarchi in Salento

Dopo i sei mesi di fermo, con la discesa vertiginosa di sbarchi in Salento, calcolata intorno al 400 per cento in meno rispetto all’anno precedente, gli arrivi del weekend sulle coste allungano nuove ombre di traffici e preoccupano gli inquirenti. Da Leuca a Torre Mozza, marina di Ugento, sono invece centinaia gli extracomunitari approdati sulle…

Dopo i sei mesi di fermo, con la discesa vertiginosa di sbarchi in Salento, calcolata intorno al 400 per cento in meno rispetto all’anno precedente, gli arrivi del weekend sulle coste allungano nuove ombre di traffici e preoccupano gli inquirenti.

Da Leuca a Torre Mozza, marina di Ugento, sono invece centinaia gli extracomunitari approdati sulle coste pugliesi, e tra questi anche bambini piccoli. L’ultimo dei tre è quello localizzato nel pomeriggio di sabato a cinque miglia dalla costa di Torre San Giovanni.

La vedetta della sezione operativa navale della guardia di finanza di Gallipoli, che si trovava nelle vicinanze, ha intercettato la barca a vela denominata “Leah” battente bandiera tedesca, di 12 metri circa, di colore bianco, monoalbero, con alcune persone sulla plancia, una delle quali sembrava essere intenta a condurlo. Ma non è stato possibile raggiungerla subito a causa delle difficili condizioni marine, riuscendoci solo alle 19.

Una volta a bordo, i finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria di Lecce, sotto la direzione del tenente colonnello Giulio Leo, assieme ai colleghi della sezione operativa navale della guardia di finanza di Gallipoli e di Otranto e alla Guardia costiera di Gallipoli, hanno portato a terra e identificato 48 migranti: 26 iraniani, 4 dei quali minori di età, e 22 di nazionalità irakena, 7 dei quali minori. Con loro c’erano anche due uomini di nazionalità kazaka, ritenuti gli skipper dell’imbarcazione. Questi ultimi, poi, sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I 48 migranti sono stati poi condotti al Centro di primo incontro “Don Tonino Bello” di Otranto. Con l’intervento del pool anti immigrazione interforze, composto unicamente dal militari del Gico vista l’indisponibilità di unità delle altre forze dell’ordine, sono stati avviati gli approfondimenti investigativi. Sono stati quindi ascoltati, con l’aiuto dell’interprete alcuni migranti, e visionati i mini filmati che gli stessi extracomunitari avevano fatto durante il viaggio con i telefonini, allo scopo di ricostruirne le fasi e individuare i trafficanti. È così che, su disposizione del pm di turno della procura di Lecce, sono stati fermati i due scafisti. In particolare, dal riscontro dei video registrati a bordo dell’imbarcazione, sono emersi importanti elementi a carico di uno dei due, ripreso mentre si trovava al timone dell’imbarcazione, aiutato dal complice, addetto alle altre attività di bordo e all’interazione con i migranti.

L’ultimo episodio conferma un trend, già evidenziato dagli investigatori, che vede l’utilizzo sempre più frequente nel ruolo di scafisti di soggetti provenienti dall’est Europa, ritenuti molto capaci per la loro precedente “esperienza professionale” nelle unità della Marina in Ucraina.

E si conferma, anche in questi casi, la rotta che negli ultimi anni risulta la preferita dalle organizzazioni criminali: quella proveniente dalla Turchia, Paese nel quale l’immigrazione clandestina non è considerata un reato penale, ma viene semplicemente sanzionata da un punto di vista amministrativo.

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