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Le Rsa “sfiduciano” la Regione Puglia: «Così rischiamo di collassare»

«Le Rsa e i Centri diurni, a queste condizioni, non possono pagare le bollette del gas e della luce. Se andiamo avanti così, l’intero settore rischia di collassare». È questa la denuncia delle Rsa e dei centri diurni pugliesi che, ieri, con un comunicato congiunto a firma delle associazioni di categoria, hanno annunciato di voler…

«Le Rsa e i Centri diurni, a queste condizioni, non possono pagare le bollette del gas e della luce. Se andiamo avanti così, l’intero settore rischia di collassare». È questa la denuncia delle Rsa e dei centri diurni pugliesi che, ieri, con un comunicato congiunto a firma delle associazioni di categoria, hanno annunciato di voler «agire in tutte le sedi competenti per la tutela dei propri assistiti, delle aziende e dei dipendenti». Il motivo? Meno del 10% delle strutture ha completato l’iter dell’accreditamento da parte della Regione. Una situazione delicata che rischia di far precipitare nella bancarotta un settore che fattura oltre 1 miliardo di euro.

Una lunga storia che affonda le sue radici nel 2019. A gennaio di quell’anno, furono approvati i nuovi regolamenti regionali relativi ai setting assistenziali, residenziali e semi-residenziali. A novembre dello stesso anno, la giunta Emiliano approvò, poi, l’iter per concedere le autorizzazioni all’esercizio e per individuare le strutture rientranti nel fabbisogno di accreditamento. A gennaio del 2020, poi, il Dipartimento regionale alla Salute sottoscrisse le pre-intese con i singoli erogatori del servizio e, circa un anno dopo, i Dipartimenti di prevenzione delle Asl pugliesi furono incaricati di effettuare le visite ispettive necessarie per il rilascio sia delle autorizzazioni che degli accreditamenti.

Da allora, però, solo il 10% delle strutture interessate, tra Rsa e centri diurni, ha visto completarsi l’iter burocratico. Meno del 5% delle strutture, poi, ha sottoscritto l’accordo contrattuale con le Asl competenti. Secondo le associazioni di categoria, alcuni dipartimenti non hanno ancora effettuato, trascorsi 20 mesi, le visite ispettive per confermare le autorizzazioni all’esercizio e altri ancora non hanno effettuato le visite ispettive per il rilascio dell’accreditamento definitivo. «Nella nostra regione -commentano le associazioni – esiste un regime di assistenza sanitaria per le persone anziane non autosufficienti che non assicura il godimento delle prestazioni garantite dai Livelli essenziali di assistenza. E questo è colpa solo della Regione e dell’Asl». E promettono di «Agire in tutte le sedi competenti per la tutela dei nostri assisti, delle aziende e dei dipendenti delle stesse». Antonio Peruggini, presidente dell’associazione “Welfare a Levante”, rincara la dose: «Il nuovo Governo – ha dichiarato il presidente – valuti subito il commissariamento del settore. Se non vogliono ascoltare noi, dovranno ascoltare e giustificarsi innanzi al Ministero».

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