La crisi colpisce le fondamenta della società, intaccando il bene primario per eccellenza: il pane. I rincari si riversano sulle imprese, che tentano di limitare la misura in cui questo si ripercuote sul costo finale per non disincentivare la domanda. A sottolineare come questa dinamica coinvolga il settore della panificazione è la Cna Basilicata: «Qui in Italia, l’aumento dei costi di produzione del pane non è stato ancora riversato del tutto sul consumatore finale, sono le imprese che stanno scontando una serie di rincari, ad iniziare dalla crescita del 30% degli imballaggi ad arrivare all’aumento del costo dell’energia del 300% nei primi mesi dell’anno», dichiarano.
Il costo delle farine ha raggiunto vette vertiginose e le cause sono da ricercarsi nella concatenazione di problematiche di scala globale: «Gli aumenti si sono iniziati a vedere già a partire dallo scorso anno con il rincaro del grano e di tutte le materie prime dovuto al fatto che i Paesi oggetto della pandemia hanno riavviato la produzione contemporaneamente, ritrovandosi a rispondere anche a una ripresa massiccia della domanda. A tutto questo si è aggiunta la siccità che ha colpito raccolti statunitensi e canadesi, con un inevitabile aumento dei costi delle farine». Il conflitto russo-ucraino concorre ad aggravare ulteriormente il quadro. Con l’autunno (e l’aumento dell’uso del riscaldamento) alle porte, Cna Basilicata sottolinea come «Senza interventi concreti sia da parte del Governo nazionale che da parte della Regione Basilicata per l’abbattimento delle bollette energetiche saranno veramente poche le imprese che entrate nell’autunno ne verranno fuori ancora attive alla fine dell’inverno». Interventi concreti che si traducano in misure che superino la logica della contingenza nel quale, come dichiarato anche da Confesercenti Basilicata, si possono inquadrare il credito di imposta e la rateizzazione delle bollette, già messe in campo dal governo e non sufficienti per le imprese che non si trovano nelle condizioni di sostenere una rateizzazione o nella disponibilità di liquidità che permetterebbe di trarre benefici dal credito di imposta.
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Di Redazione24 Novembre 2024