Matera è città d’arte e d’arte è pervasa: il suo centro storico è costellato di gallerie d’arte, che aggiungono bellezza al bello che già di per sé emerge dalla città con i suoi Sassi, i suoi vicoli, i suoi musei e i suoi palazzi. Tra i viaggiatori e la città si crea quel che, più che un dialogo, assume i contorni di un corpo a corpo. L’opera d’arte, come oggetto in quanto tale, ha la capacità di diventare un nodo tra l’esperienza di vivere Matera e la vita di quando si torna a casa, conservandone il riverbero internazionale. Le gallerie della città sanno infatti coprire quel ruolo di rifugio per artisti nazionali e internazionali, rivolgendosi a chi qui vive e a chi viene per imparare a conoscerla. Con l’arrivo del turismo d’autunno, a tinte fosche per via della crisi internazionale in corso, i galleristi di Matera si interrogano sul futuro del settore, provando a intuire la traiettoria che possa traghettarli al di là di quello che ha tutto l’aspetto di essere un pantano, quando non un dirupo – forma, quest’ultima, con la quale la città ha sicuramente familiarità, ma che non per questo desta minore preoccupazione: «I numeri non sono più quelli avuti prima della pandemia. È cambiata però, e non in positivo, l’interazione con l’arte, con il turista non solo italiano ma anche straniero che ha comprato meno in opere d’arte». A dirlo è Monica Palumbo della Momart Gallery, nel cuore dei Sassi, crocevia di passaggio di viaggiatori di tutto il mondo. «Per una galleria d’arte, il budget per i rincari energetici ancora non è particolarmente alto, ma nel complesso la crisi sta comportando una recessione nel mercato dell’arte», aggiunge, sottolineando come la questione dell’Iva applicata sulle opere d’arte sia un punto di cui in Italia si parla da anni, ma per il quale ancora praticamente nulla è stato fatto. Un anno di ripresa per il settore rispetto al 2021, forse perché, ricorda Palumbo «L’arte, in particolare quella legata al contemporaneo, andrebbe sostenuta da una collaborazione maggiore tra pubblico e privato: ci vorrebbero più bandi degli enti locali per dare la possibilità di una programmazione annuale e creare una programmazione artistica che possa rimanere come bene culturale». I cambiamenti nel mercato dell’arte durante la pandemia sono stati importanti, con l’avvento sul mercato dell’NFT art, un vero stravolgimento del settore anche se, aggiunge Palumbo: «Dal 2021 ha subito una brusca battuta d’arresto in seguito alla caduta del valore dei crypto asset».
Ancora poche, a livello cittadino e regionale, le imprese creative che si occupano d’arte contemporanea. Palumbo prova a darne una spiegazione: «Forse perché non si comprende quanto questa risorsa possa restituire anche in terminidi promozione turistica del nostro territorio». Arte e turismo legati a doppio filo, dunque, ma cosa si acquista? I collezionisti risentono della crisi e guardano ad artisti più storicizzati e moderni: «C’è stata un’attività molto positiva a livello nazionale e internazionale per quanto riguarda le aste (nei primi sei mesi del 2022 le vendite di arte in aste pubbliche sono aumentate del 25%, arrivando a toccare i 7,4 miliardi di dollari), nel 2022 la vendita delle opere online ha avuto un arresto rispetto alle vendite ibride (combinazione di presenza e online) che si sono dimostrate un modello vincente. Le fiere sono viste ancora come un’opportunità per le gallerie, ponte con gli artisti contemporanei ancora poco conosciuti. «A livello locale – conclude Palumbo – il mio obiettivo rimane quello di poter avvicinare anche il giovane al mondo del collezionismo». Quello autunnale è il periodo ideale, in termini di fruitori, anche per Enzo Ferrara della Galleria Ferrara, che si occupa anche di cornici e riscontra rincari delle materie prime «con prezzi addirittura triplicati». Un’incidenza molto evidente del caro energia sul settore, con la necessità di «istituzioni che lavorino seriamente per soluzioni economiche e innovazioni che vadano verso un futuro alternativo», aggiunge, e conclude: «Il mondo dell’arte in generale, nel corso di ogni crisi, è sempre tra i più penalizzati».
Per Enrico Filippucci della Galleria Opera, l’arrivo dell’autunno ha modificato le rotte dei viaggiatori, che in questo periodo arrivano a Matera dagli Stati Uniti, dal Canada e dall’Australia a un passo diverso, più propensi all’attenzione e meno frettolosi. Al momento, Filippucci riscontra «consumi energetici abbastanza contenuti, ma resta il nodo delle bollette e dei trasporti delle opere, in occasione di prestiti ai musei o di allestimenti di mostre». Con due sedi, una a Matera e l’altra a Milano, la Galleria Albanese ha spazio di manovra su quelli che, a detta di Alessandro Albanese, sono da considerarsi due campi da gioco diversi solo in apparenza: «Negli ultimi anni gli ingressi nella sede espositiva di Matera sono stati sicuramente influenzati da un turismo importante che solo le grandi città d’arte anno. Matera attira un pubblico soprattutto culturale, dunque non legato alla stagionalità come lo è quello di massa». I rincari si abbattono soprattutto sui costi fissi, come «bollette, falegnameria (per i telai delle opere) o spedizioni, che hanno registrato un aumento notevole superiore al 50%. Purtroppo sono costi che vanno per forza di cose coperti, portando a perdite dei ricavi». Quello dell’arte è un mercato mondiale e inevitabilmente, a venti di guerra corrispondono cambiamenti di rotte: «La situazione geopolitica ha sicuramente spostato degli equilibri, pensiamo ad esempio al solo mercato russo che escluso dal sistema europeo delle aste e delle fiere ha portato ad una mancanza economica importante, che però è stata colmata dal mercato emergente dei giovani imprenditori cinesi – aggiunge Albanese -. L’inflazione, dal canto suo, ha aumentato l’aumento della richiesta di opere dei giovani fenomeni dell’arte contemporanea e il loro prezzo. Sono loro che stanno scrivendo una pagina importante del nuovo mercato».
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Di Redazione24 Novembre 2024