(Adnkronos) – “A quell’elenco mancava un punto, che non sono ricattabile”. Giorgia Meloni replica così a Silvio Berlusconi che in un foglio aveva definito la presidente di Fratelli d’Italia ‘supponente, prepotente, arrogante e offensiva’. Il foglietto ‘galeotto’ sul banco di senatore del Cavaliere tradisce tutta l’irritazione del leader di Forza Italia nei confronti di Meloni. Dagli appunti scritti a mano che spuntano dalla cartellina immortalata nella seduta inaugurale che ha portato all’elezione di Ignazio La Russa presidente, il giudizio verso la premier in pectore, come scrive ‘Repubblica’, è netto e senz’appello: “Giorgia è una che non ha disponibilità ai cambiamenti. E’ una con cui non si può andare d’accordo” e la definisce “supponente, prepotente, arrogante e offensiva”.
Dal canto suo Meloni, dopo aver espresso soddisfazione per l’elezione in tempi rapidi dei presidenti di Senato e Camera, così come auspicato nei giorni scorsi, ha quindi lavorato per tutta la giornata “ai dossier urgenti che l’Italia si trova a dover affrontare”, hanno spiegato fonti di Fdi. “Avevamo promesso agli italiani di procedere a passi spediti. Ci siamo riusciti: ora continuiamo a lavorare con la stessa velocità per le altre scadenze”, ha detto lei uscendo dall’Aula.
“Io credo che il presidente Berlusconi dovrebbe dichiarare quello di cui io sono quasi certo, che è un fake. Però deve dichiararlo lui, non posso dirlo io”, ha commentato il presidente del Senato Ignazio La Russa. “Si appianerà tutto…”, ha affermato Matteo Salvini, dicendo di aver sentito Berlusconi. Alle consultazioni il centrodestra andrà unito? “Ma certo”, “ovvio”. “Ieri (giovedì, ndr) c’è stato un piccolo incidente di percorso nell’arco di 5 anni sarà nullo. Sarà una bella squadra”, ha aggiunto il leader della Lega. Quanto al suo ruolo nell’esecutivo di centrodestra “sono a disposizione, non ho impuntature o pretese – assicura – so quel che sono capace di fare”. Ha rinunciato al ministero dell’Interno? “Non ho richieste personali – ha ribadito – so quello che posso fare per il Paese. Punto. Al Viminale l’ho dimostrato”.
Nel frattempo, viste le tensioni con Berlusconi sulla lista dei ministri, confermate anche dagli appunti riservati del Cav, Fratelli d’Italia – raccontano – giocherebbe su due tavoli. Da una parte, rafforzerebbe l’asse degli ultimi tempi con Salvini: i due sono tornati a vedersi a Montecitorio durante le votazioni per portare il leghista Lorenzo Fontana alla presidenza della Camera. Dall’altra parte, la premier in pectore avrebbe aperto, sotto traccia, un ‘canale di comunicazione’ con Antonio Tajani, dato in pole per gli Affari esteri, proprio con l’ok di via della Scrofa.
Di certo, fino all’incarico c’è ancora una settimana, che in politica sono un’eternità, per formare la futura squadra di palazzo Chigi, ma la definizione almeno della griglia di base, una volta eletti i presidenti del Parlamento, non può essere rinviata più di tanto. Bisogna riprendere il confronto all’interno del centrodestra dopo lo ‘strappo azzurro’ sulla nomina di La Russa a seconda carica dello Stato. Bisogna superare subito le frizioni Fdi-Fi per non avvelenare ancor di più il clima, dice a mezza bocca un big azzurro, che sta seguendo da vicino il totonomi. Il problema, infatti, è che dalle parti di via della Scrofa, alla luce del caso Ronzulli e di quanto accaduto in Aula al Senato, resta non più il sospetto ma la convinzione che il Cav non tenga più le redini del suo partito. Da qui l’interrogativo: chi è che conta dentro Fi con cui si può parlare?
Per ora sarebbe congelata tra gli azzurri l’idea di fare consultazioni separate al Colle (anche se ci sarà tempo per discuterne in maniera approfondita) ma Fi, raccontano, non accetterà mai l’idea di farsi dettare la lista dei ministri dalla Meloni, indipendentemente dal ‘no’ alla Ronzulli.
Tutti si attendono un nuovo braccio di ferro Ronzulli-Tajani sulla partita governativa ma soprattutto sulla gestione del partito. Un braccio di ferro che potrebbe sfociare in una sorta di resa dei conti già alla nomina dei nuovi capigruppo forzisti: al Senato si profilerebbe, infatti, un sfida a tre, tra la stessa Ronzulli, Maurizio Gasparri e Gianfranco Miccichè per la scelta del successore della Bernini (data in uscita come ministro) mentre alla Camera si prospetterebbe un duello tra i deputati Giorgio Mulè- Alessandro Cattaneo, considerati ‘ronzulliani’, e Paolo Barelli, presidente dei deputati uscente, fedelissimo di Tajani.