«Mia moglie è di Rosarno! Capito? Io basta che mando un messaggio: ‘Potete venire?’». Questa è una delle intercettazioni per cui ieri all’alba gli inquirenti hanno arrestato Francesco Piro, capogruppo di Forza Italia e vicepresidente del consiglio regionale della Basilicata nell’ambito dell’operazione dalla Dda potentina.
Le vicende oggetto d’indagine si inquadrano in diversi filoni investigativi: il primo legato alla gestione della sanità lucana con particolare riferimento sia alle attività amministrative prodromiche e deliberative relative al progetto di costruzione del nuovo ospedale di Lagonegro (per cui sono previsti investimenti per circa 70 milioni di euro), che quelle in merito alle nomine di personale medico e paramedico presso l’ospedale San Carlo; il secondo si riferisce alle attività finalizzate al procacciamento di voti in occasione delle elezioni comunali di Lagonegro, con cui secondo l’accusa da verificare nel corso dei successivi passaggi processuali, gli indagati ottenevano la promessa di voti o di “pacchetti di voti”, in cambio di atti che includevano trasferimenti, promozioni, assunzioni, affidamenti di servizi pubblici e vari favoritismi collegati all’insediamento del nuovo ospedale di Lagonegro; il terzo comprende la gestione nella prima fase Covid-19 dei kit tampone. Nello specifico, secondo la ricostruzione accusatoria, gli esponenti dell’amministrazione regionale accedevano a tali controlli, in assenza dei rigidi criteri all’epoca imposti dalla normativa.
L’ex consigliere regionale è stato trasferito nel carcere di Potenza e nel pomeriggio di ieri si è dimesso dalla sua carica. Negli ultimi mesi è stato impegnato per le elezioni politiche per cui era candidato al Senato della Repubblica. A detta del gip, Piro per convincere qualche interlocutore “riluttante” a seguire le sue indicazioni, vantava le sue “relazioni con esponenti della locale criminalità organizzata” oppure i suoi “asseriti collegamenti con contesti criminali calabresi”. «Posso adottare tutti i sistemi che voglio, sanno da dove arriva mia moglie, lo sanno bene» affermava ancora Piro in un’altra intercettazione con un imprenditore al quale ricorda di aver colpito un ingegnere del genio civile con un telefono cellulare perchè, in un cantiere, il funzionario si ribellò: «125 giorni di prognosi, stava morendo».
I domiciliari, invece, sono per la sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio, la quale durante le elezioni ha addirittura contattato i dirigenti di società di telefonia mobile al fine di “disattivare i ponti radio e lasciare senza telefono cellulare alcuni non sostenitori di Piro. Approfittando di alcuni lavori, la prima cittadina domanda al tecnico: «Dovreste sospendere il funzionamento per il tempo dei lavori, uno o due giorni».
Secondo gli investigatori, Piro, insieme all’attuale assessore regionale all’Agricoltura, Francesco Cupparo (Forza Italia) e all’ex assessore alla Sanità, Rocco Leone, i quali hanno ricevuto l’obbligo di dimora, sono gli attori principali delle richieste di favori avanzate dall’ex direttore generale del San Carlo, Massimo Barresi, allontanato dalla coalizione e da cui sono iniziate le indagini.