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Parla Dell’Olio (M5S): «Chi vuole bloccare il Pnrr non sa cosa dice»

La campagna elettorale è agli sgoccioli, ma c’è chi è in Senato per discutere della conversione in legge del decreto Aiuti-bis. Come il senatore pentastellato Gianmauro Dell’Olio che, tra un intervento e l’ altro, difende le scelte del partito e attacca gli avversari. Senatore, siete pentiti di aver contribuito a far cadere il governo Draghi?…

La campagna elettorale è agli sgoccioli, ma c’è chi è in Senato per discutere della conversione in legge del decreto Aiuti-bis. Come il senatore pentastellato Gianmauro Dell’Olio che, tra un intervento e l’ altro, difende le scelte del partito e attacca gli avversari.

Senatore, siete pentiti di aver contribuito a far cadere il governo Draghi?

«No, non siamo pentiti. Anche perché Draghi si è fatto fuori da solo. Bisogna chiarire che non abbiamo votato contro il governo: ci siamo astenuti, rendendoci disponibili a verificare le posizioni. Ci dispiace che l’esecutivo sia caduto in questo momento (tra l’altro a cavallo di una legge di bilancio), ma ci dispiace soprattutto che Draghi non abbia mai voluto prendere in considerazione le nostre posizioni».

Quale “ricetta” per fronteggiare il caro-bollette?

«Sono già 9 mesi che ci stiamo adoperando per proporre una soluzione. Il caro-bollette non lo si combatte dando una tantum di 200 euro in busta paga, ma cambiando le regole del gioco».

Che risponde a Letta che vi accusa di aver tradito il campo progressista?

«Potrei rispondere con una risata amara perché è stato lo stesso Letta a decidere di non proseguire l’esperimento progressista con noi dicendo che non siamo affidabili perché non abbiamo votato la fiducia al governo Draghi. E poi si è alleato con chi ha votato la sfiducia 55 volte».

Corretto cercare di cambiare il Pnrr?

«Non bisogna cedere alla buffonata della destra che vuole mettere mani al Pnrr, perché vuol dire che non sa nemmeno di cosa parla. Il Piano non va modificato e va portato avanti perché si rischia di perdere tanti soldi. Certo ha una sua complessità (come tutti i progetti europei), ma va attuato e completato».

Qual è la priorità ora per il Paese?

«Non ce n’è solo una. Il Paese va preso e recuperato. L’abbiamo fatto ripartire, in piena pandemia, con il Superbonus. Bisogna far ripartire la fiducia nelle attività, i consumi, il lavoro e le imprese. Quarantamila aziende sono a rischio a causa del blocco del Superbonus: non possiamo rimanere senza far nulla, soprattutto per un’operazione che consente l’aumento del Pil. Draghi non la vuole e ci deve ancora dire perché».

I sondaggi vi danno in calo. Come mai? Cosa è cambiato rispetto a 5 anni fa?

«Cinque anni fa siamo partiti dall’opposizione e poi invece abbiamo governato. Del programma presentato nel 2018 abbiamo portato a casa l’80%. Talvolta purtroppo chi è più bravo a gridare è colui che più bravo anche nei sondaggi, pure se così non è».

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