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Stefanazzi a Ceglie Messapica: «Il Paese può vivere una nuova stagione»

«La Puglia è la prima regione in Europa per gli incentivi alle imprese. Un lavoro straordinario che abbiamo costruito negli ultimi dieci anni con decine di strumenti finanziari capaci di intercettare una filiera che va dall’idea imprenditoriale alla grande impresa. Strumenti diversi tra loro: dalla semplice incentivazione a fondo perduto, all'intervento sul circolante o sulla…

«La Puglia è la prima regione in Europa per gli incentivi alle imprese. Un lavoro straordinario che abbiamo costruito negli ultimi dieci anni con decine di strumenti finanziari capaci di intercettare una filiera che va dall’idea imprenditoriale alla grande impresa. Strumenti diversi tra loro: dalla semplice incentivazione a fondo perduto, all’intervento sul circolante o sulla finanza di rischio. Tutto questo sempre con la capacità di adattare gli strumenti alle contingenze del momento, come è successo con la pandemia prima e con la crisi energetica poi». Lo ha detto Claudio Stefanazzi, candidato alla Camera dei deputati nelle liste del Pd pugliese al collegio plurinominale 4 Brindisi-Lecce.

La candidatura di Stefanazzi è stata presentata ieri, 17 settembre, a Ceglie Messapica in un evento organizzato dal movimento politico “Emiliano sindaco di Puglia”. A introdurre il coordinatore provinciale di Brindisi, Claudio Santoro. È intervenuto anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il senatore Giovanni Procacci e Tommaso Gioia.

«Politiche sanitarie, politiche sociali e politiche culturali possono e devono dialogare per garantire a tutte e a tutti il superamento di criticità legate alla propria condizione sociale e di salute – ha aggiunto Stefanazzi -. Il nostro Paese può vivere una nuova stagione di welfare culturale attraverso una programmazione che porti risorse e crei sempre maggiori competenze per fare della cultura lo strumento per superare le marginalità, le povertà economiche e sociali. Le periferie fisiche e sociali, i luoghi marginali, possono essere espugnati attraverso la trasformazione della cultura in uno strumento di welfare. Formazione, creazione di nuove figure professionali, apertura massiva di luoghi di cultura, lotta all’abbandono scolastico, guerra alle deprivazioni sociali sono possibili, a costi infinitamente inferiori a quelli causati dalla prevenzione o repressione criminale, o dal ricorso ai servizi sociali. Anche in questo caso il ricorso al Fondo sociale europeo non è sufficiente. Servono finanziamenti nazionali perché il terzo settore cultura diventi la punta di diamante del terzo settore welfare», ha concluso.

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