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Il segreto di questo ottimo Bari è la “spensieratezza”

Il Bari scopre il fattore «spensieratezza»: l’imbattibilità dopo le prime sette gare stagionali, due in Coppa Italia e cinque di Serie B, impreziosita da ben tre vittorie consecutive fuori casa, tra Verona, Perugia e Cosenza, mettono in mostra una squadra dal volto del tutto inedito, dal 2018 ad oggi. Sin dall’avvento del nuovo corso targato…

Il Bari scopre il fattore «spensieratezza»: l’imbattibilità dopo le prime sette gare stagionali, due in Coppa Italia e cinque di Serie B, impreziosita da ben tre vittorie consecutive fuori casa, tra Verona, Perugia e Cosenza, mettono in mostra una squadra dal volto del tutto inedito, dal 2018 ad oggi. Sin dall’avvento del nuovo corso targato De Laurentiis, il Bari per la prima volta scende in campo senza l’obbligo della vittoria finale. Tradotto, senza la cosiddetta «pressione». Parola tra le più inflazionate (e odiate) nel calcio per definire il grado di responsabilità attribuita a chi è favorito per il salto di categoria.

Sia in Serie D, debutto assoluto della SSC Bari, e ancor più nel triennio vissuto nel «purgatorio» della C, i biancorossi si sono presentati sui blocchi di partenza con la pettorina di leader. Ancora prima di battagliare sui polverosi terreni del campionato nazionale dilettanti, e poi della temibile e ostica terza serie, l’imperativo fissato dalla società era sempre stato fin troppo chiaro: vincere il torneo, senza «se» e senza «ma». Un obiettivo fondamentale da raggiungere anche per questioni di sostenibilità gestionale, nel rispetto di quel piano che prevedeva il ritorno in B nel giro di massimo tre anni.

Sarà un caso, dettato solo in parte dal livello tecnico non eccelso dell’ultimo quadriennio, ma il Bari, che fosse di Cornacchini, Vivarini, Auteri, Carrera o Mignani, solo in rarissime occasioni è uscito dagli spogliatoi con la testa sgombra dai pensieri. Vincente sì, come nel 2019 e al termine della stagione ’21-‘22, accompagnato anche da record, come i 27 risultati utili consecutivi nel 2020 o il numero di vittorie fuori casa della scorsa stagione, ma quasi mai bello e soprattutto spensierato. Il peso morale dei tre punti sempre e comunque, insieme ad avversari che attendevano le gare contro il Bari come eventi «storici», hanno certamente reso ancor più insidioso e indigesto il cammino. Tanto da coniare per i pugliesi la definizione di «squadra sporca e cattiva», come esempio di virtù.

Con il ritorno in B lo scenario per i biancorossi è mutato, in parte in modo radicale: l’approccio alla categoria da neo promossa, «in punta di piedi» (per stessa ammissione di Mignani), il livello di competitività elevato del torneo, con una lista di pretendenti alla promozione che annovera circa una decina di squadre, il target del «consolidamento», insieme alle note vicende della multiproprietà, hanno liberato il Bari dal quel fardello di favorita, oggi tutto sulle spalle di squadre come Genoa, Cagliari o Parma. Formazioni che, a giudicare dal loro rendimento in avvio, sembrano pagare proprio il dazio delle «pressioni».

Sia nelle doppie vittorie di Coppa Italia, a Padova e ancora più al Bentegodi con il Verona, sia nei primi 450 minuti di campionato il Bari, a prescindere dall’avversario, ha offerto prestazioni convincenti sul piano tecnico ed estetico. Mostrando una chiara identità, figlia senza dubbio anche della continuità di lavoro, piena consapevolezza dei propri mezzi e maturità. Ma soprattutto il gruppo di Mignani ha dato sempre la sensazione di sapersi divertire in campo. Virtù balzate all’occhio, al netto dei piccoli problemi di equilibrio in fase di non possesso, in parte superati a Cosenza, e dei 15 minuti di blackout contro la Spal.

La spensieratezza dunque, unita ad un’evidente crescita, sul piano di squadra ed individuale (vedi Cheddira), fa del Bari molto più di una squadra «fastidiosa». Cagliari, sabato 17 settembre, sarà un primo mini banco di prova per verificare la tenuta, anche mentale, dei biancorossi. In fin dei conti il calcio resta un gioco: con questo spirito, nonostante la legittima prudenza societaria, sognare non costa nulla.

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